E’ indiscutibile: due gare in novantasei ore sfiancano pure un toro, ma il Napoli ha ben altra conformazione fisica, e ci dà dentro, incurante dello stress. Prima stagionale in Champions, Manchester: finisce 1-1, rete di Cavani. E, a seguire, c’è il Milan al San Paolo, con un carico di dubbi sulla tenuta: 3-1, in rimonta, con el matador triplettista insaziabile. Seconda di Champions: 2-0 al San Paolo sul Villarreal, timbrato da Hamsik e Cavani. E all’orizzonte, manco a dirlo, c’è la trasferta a San Siro, sponda interista: è 0-3, ancora Marekiaro, dopo aver persino sbagliato un rigore, per arrotondare il tap in di Campagnaro e il pallonetto di Maggio.
L’ASPIRINA – Chi toglie sangue dalle vene è il Bayern Monaco, contro il quale bisogna industriarsi: il Napoli pareggia al San Paolo ed immediatamente dopo va a raccogliere a Cagliari un ordinato pareggio; poi finisce per uscire a testa dall’Allianz Arena, 3-2 vivace soprattutto nella ripresa, e quello sforzo costa con la Lazio: è 0-0 un bel po’ bugiardo, ma forse a testa lucida sarebbe andata diversamente. E comunque la striscia positiva viene tenuta in vita e l’ennesima dimostrazione della solidità atletica è rappresentata dalla capacità di giocarsela a viso aperto prima contro Ribery & compagni e poi contro l’amabile Reja, che annusando il pericolo preferisci coprirsi un pochino.
LA CONTROPROVA – Ma la madre di tutte le partite di un 2011 da mandare a memoria è a Fuorigrotta, con il Manchester City, quando per novanta minuti il Napoli deve spremere ogni zona del corpo: è il 2-1 che vale l’opzione sulla qualificazione, che spinge verso la Spagna in una condizione di assoluto vantaggio, e che però comporta sacrificio. Ma non c’è verso, la Champions attiva i neuroni, scalda i cuori, lascia elettricità nel corpo di una squadra che – sempre quattro giorni dopo – va a Bergamo, a misurare il suo stato di salute contro una delle formazioni più sorprendenti e più audaci del torneo. Atalanta in vantaggio in avvio di ripresa e stavolta sembra non ci sia spazio neppure per i miracoli. E invece, novantatreesimo e trenta secondi, proprio mentre sta per suonare la sirena, Santana ciabatta, Cavani corregge e la Champions si dimostra per l’ennesima volta un toccasana.
ARRIVEDERCI A FEBBRAIO – Il sipario su gironi è calato e al di là della tenda resta viva la percezione d’un clima euforico, ma comunque provato: la Spagna ha richiesto un impegno collettivo, totale, ed ha assorbito parecchio ma altrettanto ha lasciato in eredità. Cinque post-Champions, due vittorie (e su Milan, Inter) e tre pareggi (ma a Bergamo e a Cagliari e con la Lazio). Musichetta, maestri…
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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