La vigilia, almeno in apparenza, è stata uguale a tante altre. Stesse abitudini, stesse manie, quelle che quasi sempre sfociano in gesti di pura scaramanzia. Paolo Cannavaro s’è sforzato di apparire il più tranquillo possibile. Sorrisi dispensati allo staff tecnico, parole d’incoraggiamento per i compagni di squadra ma a se stessi non si mente: il capitano ha la guerra dentro, un mix di timore e speranza che stanno scandendo le ultime ore prima dell’atteso verdetto. La sentenza è prevista per oggi, al massimo rischia di slittare a domani. La Commissione disciplinare si pronuncerà sulle richieste avanzate dal procuratore federale Palazzi sul caso Gianello: un punto di penalizzazione per il Napoli, nove mesi di squalifica per Cannavaro e Grava. Ma potrebbe esserci una sentenza “in peius” per la squadra: ovvero due punti per non derogare a una sorta di “par condicio” rispetto ad altri casi analoghi trattati in passato ma sei mesi per i due difensori. E quindi quasi certamente quella di ieri sera con il Bologna è stata l’ultima partita di Cannavaro prima dello stop forzato.
Mazzarri ha “confessato” Paolino in questi giorni. Lunghe chiacchierate all’interno dello spogliatoio e sottobraccio in mezzo al campo di Castelvolturno, prima che iniziassero gli allenamenti. Tutti hanno preso posizione a favore di Cannavaro, alcuni compagni lo hanno fatto pubblicamente. Con la tranquillità che gli viene riconosciuta, almeno fuori dal campo, il ragazzo della Loggetta ha ascoltato, ringraziato, cercato di trasmettere calma e non tensione, quella che invece l’accompagna in questi giorni, ombra fedele e assai poco gradita.
Il San Paolo lo ha accolto con un caloroso applauso, partito dal settore distinti, lui ha alzato la mano, un saluto fugace: testa bassa e sotto con scatti e allunghi, tra Cavani e Hamsik, per lucidare i muscoli. Il messaggio di beneficenza letto con l’altro capitano Portanuova, al rientro dalla squalifica, ha anticipato di qualche attimo l’inizio della gara.
Della vicenda che riguarda il Napoli, Cannavaro e Grava non ha voluto parlare Conte, tornato nove giorni fa sulla panchina della Juve dopo una squalifica per omessa denuncia, ridotta a 4 mesi dal Tribunale nazionale dello sport. Ha detto: «Non conosco la situazione del Napoli e da persona seria non giudico. Peraltro, arrivo da una situazione in cui tanti altri sono stati poco seri».
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