Una serata da incubo per la Juventus, dove crolla il castello del Sarrismo, dove la filosofia è vuota, dove la strategia è vana. Dove il sogno si trasforma in tregenda, con il Lione che non è una corazzata ma che riesce a vincere 1-0 contro la Vecchia Signora. Che ha i sintomi di una squadra in difficoltà, psicologica, tattica, tecnica. Dove Maurizio Sarri è destinato a finire sul banco degli imputati, insieme a Rabiot, Alex Sandro e via discorrendo. Ma il tecnico più d’ogni altro, dopo la notte del Groupama.
Il Lione sembra il nuovo Ajax nel primo tempo perché ricorda gli incubi più freschi per la Juventus. Quelli delle incornate d’Europa, delle palle che arrivano dalla fascia e finiscono nella propria rete. La tattica della viva il parroco, con la catechesi affidata a Cristiano Ronaldo e la palla della speranza pure, nei quarantacinque d’apertura non funziona. Rabiot e Alex Sandro sembrano la sinistra italiana, seppur l’altra fascia non se la passi pure troppo in salute. L’atteso ex parigino tocca un pallone e due ne sbaglia, davanti Dybala fa quel che non dovrebbe ovvero rinculare per provare a salvare il Titanic tattico. Solo che è metri lontano dall’area, e Lopes è lontano un miraggio. Il Lione non sarà il Barcellona, invece, ma è una squadra che gira, di ritmo ed entusiasmo. La traversa di Toko Ekambi in apertura è uno squillo di tromba, il gol di Tousart il sigillo. De Ligt è fuori per farsi curare dai medici dopo un colpo alla testa, la premiata ditta ballerina bianconera lascia spazi, tra Cuadrado, Bentancur, Alex Sandro e Bonucci. Il promesso sposo dell’Herta Berlino, al trentunesimo, s’infila, tocca sporco ma basta per far esplodere un Groupama Stadium tutto esaurito.
La ripresa parte come era finito il primo tempo. Ronaldo predica nel deserto all’intervallo, spronando all’ingresso dal tunnel. Sarri a bordo campo si sbraccia ma è una Juventus senza filtro tattico. Il primo cambio arriva al 61′, Ramsey per Pjanic, che tornava dall’infortunio ma che è piccolissimo principe al ritorno nella squadra dove è diventato grande. Settantesimo, dentro Higuain e fuori Cuadrado. Tornano i tre moschettieri, quelli un tempo attesi ma che visto il tour de force o le condizioni fisiche non si vedevano da tempo. La Juventus diventa così un attacco all’arma bianca, Sarri più che sulla strategia si gioca il tutti dentro, tutti avanti. Inserisce anche Bernardeschi per Rabiot, perché le punte erano finite.
Solo che è un pianto, un lamento, un tragico scorrere e un maldestro tentare di segnare. E’ tutto affidato alla sortita del singolo, non c’è nulla di filosofia, di sarrismo, di strategia, di bel gioco, di Sarri-ball o di quel che si poteva immaginare a inizio della cavalcata. Dybala, Ronaldo, Bernardeschi, Ramsey, Higuain, in campo tutti insieme, non sono la fotografia di un progetto ma di una serata da incubo. Nella settimana di Juventus-Inter.
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