Non si fa a tempo a rallegrarsi per la tanto sospirata applicazione delle nuove norme in tema di razzismo e discriminazioni territoriali che dobbiamo immediatamente registrare un’inattesa battuta d’arresto. A dispetto delle regole scritte (e di quelle non scritte) che parlano fin troppo chiaro. Il Giudice sportivo non ha inteso prendere provvedimenti nei confronti del Milan dopo i nuovi e reiterati cori uditi in maniera fin troppo evidente durante la partita di sabato scorso, disputata, per giunta, con il secondo anello blu della curva privo di spettatori a causa del comportamento incivile tenuto da alcuni suoi sostenitori nel match precedente giocato e perso contro il Napoli.
A riprova di ciò, c’è il fatto che lo speaker dello stadio ha invitato, ad un certo punto dell’incontro, gli scalmanati a limitare le intemperanze verbali, ricevendone in cambio fischi e cori di scherno anche lui. Considerato che l’art. 11 del Codice di Giustizia sportiva non contempla più quali esimenti tutti quegli eventuali comportamenti posti in essere dalle società per arginare questi fenomeni, l’annuncio avrebbe dovuto rappresentare la prova provata della violazione del regolamento, enfatizzata, tra l’altro, dai mezzi di informazione a margine della partita, non lasciando alcun margine dubbio (né di interpretazione) circa la recidività dei supporters rossoneri. Invece, all’interno del referto arbitrale non sono stati menzionati tali episodi.
Ci si è limitati ad annotare quanto accaduto all’esterno dell’impianto milanese ma si è probabilmente soprasseduto su quello che si è verificato all’interno. Pare che il coro “noi non siamo napoletani” venga fatto rientrare nell’ambito dei normali “sfottò” da stadio e, come tale, non rappresenti una violazione delle regole. Tanto è vero che anche gli interisti erano già stati graziati una settimana prima e la loro esibizione canora tollerata dagli organi di giustizia sportiva. Certo invocare l’esplosione di un vulcano che provocherebbe morte e disastri non può essere classificata così a cuor leggero come “sfottò”. E’ una profonda espressione di odio, disprezzo, stupidità, stoltezza, ottusità tale da meritare le sanzioni previste. Almeno fin quando le norme saranno in vigore.
Rispetto alle quali si può anche discutere circa il tasso di afflittività o l’effettiva severità delle pene che finiscono per penalizzare anche quei settori dello stadio che non si uniscono ai cori. Oppure, per altro verso, possono risultare eccessivamente punitive nei confronti della società sportive in particolare di fronte a comportamenti che non consentono alcun tipo di attività preventiva di controllo e vigilanza. Però non ha senso continuare ad indignarsi in alcuni casi, minimizzare in altri o addirittura chiudere un occhio, o tapparsi le orecchie, in altri ancora. Poi se nel resto d’Europa le medesime regole vengono osservate ed applicate, un piccolo sforzo si può fare anche dalle nostre parti.
Per questi motivi, sarebbe dovuta scattare, come da regolamento, la sanzione più grave, cioè la chiusura di San Siro per la successiva gara interna di campionato del Milan. Altrimenti, si ricomincerà daccapo. Se nemmeno le sanzioni sono servite da deterrente, figuriamoci le interpretazioni elastiche o il lassismo.
Avv. Gianluca Spera
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro