Il triangolo dei sentimenti. Napoli, Juve e Lazio tappe fondamentali della sua straordinaria e unica esperienza di campione. Dino Zoff. Un pezzo di storia del pallone nazionale ricco di medaglie di titoli e trofei. E per uno strano incrocio di un destino che si chiama calendario, nel suo ultimo assalto al terzo posto il Napoli domenica se la vedrà proprio con i bianconeri e subito dopo con la Lazio.
Napoli, Juve e Lazio, dunque. E’ scontro di sentimenti, signor Zoff?
«Macché. E’ giusto il contrario. E’ il trionfo dei miei sentimenti perché mi legano affetti, ricordi, emozioni forti a tutte e tre le squadre. Proprio così: sono stato bene dappertutto e forse è per questo che le seguo ancora con grande interesse».
Ma come si dividerà il tifo di Zoff quando il Napoli affronterà le prossime due gare?
«Facile: in tre parti uguali. Non riesco a fare differenze. Cosa dire: vinca il più forte. Vinca chi gioca meglio».
Un passo indietro. Napoli-Catania. Una partita vinta e invece pareggiata. Il Napoli l’ha fatta veramente grossa?
«Eh, sì. Con due punti in più il Napoli ora non sarebbe costretto ad una rincorsa complicata. E’ stato uno spreco imperdonabile, ma nessuno può dire che il discorso terzo posto sia già chiuso. E’ chiaro che il Napoli domenica dovrà tentare il grande colpo in casa della Juve per trasformare poi il match contro la Lazio in un vero e proprio spareggio per la Champions».
Juve e Napoli, dunque. Che ne pensa Zoff?
«La Juve sta facendo cose straordinarie. Devo essere onesto: non mi aspettavo che già quest’anno potesse contendere lo scudetto al Milan. Segno che Conte sta lavorando veramente bene. Il Napoli, invece, non è una sorpresa. In Champions è stato eccezionale. Ha offerto buon calcio e bellissime emozioni e non s’è fermato qui, se è vero come è vero che giocherà la finale della coppa Italia e che è ancora in corsa per un traguardo importante in campionato».
Campionato, giusto. Milan e Juve: lo scudetto a chi?
«In classifica il Milan ha un buon vantaggio, ma la Juve ha il diritto di sperare e di provarci. Molto dipenderà proprio dal risultato di domenica a Torino. La partita con il Napoli è importantissima anche per i bianconeri».
E per il terzo posto, invece, il Napoli quante chance ha?
«Dipende. Dipende dalla capacità che il Napoli avrà di recuperare le energie nervose che inevitabilmente ha speso sino ad oggi. Perché non credo che sia fisicamente stanco. No, è nella testa che il Napoli deve ricaricarsi. Se lo farà, non potrà temere nulla da nessuno. Perché quando il Napoli gira, è squadra di una forza straordinaria».
Già, ma Juve-Napoli come si può presentare? Come uno scontro tra la migliore organizzazione difensiva della serie A, quella della Juve appunto, e la forza dell’attacco azzurro seconda solo al Milan?
«I numeri dicono così’, però sembra riduttivo. Perché la Juve non è buona difesa e basta. No, il segreto di Conte, se segreto è, sta nell’equilibrio generale della squadra. Il valore della Juve e generale, complessivo. In campo ognuno sa quello che deve fare e lo fa bene. In quanto all’attacco del Napoli, beh, qui c’è davvero poco da capire o da scoprire. Quello che gli attaccanti sanno fare è cosa nota. E bella a vedersi, è ovvio».
Meno bello a vedersi è quello che invece combina la difesa. O, meglio, la squadra in fase difensiva. Non sta beccando troppi gol e su palle inattive soprattutto?
«E’ vero. Negli ultimi tempi là dietro ci sono stati dei problemi. Credo di attenzione, di concentrazione. Quindi, mi ripeto: il Napoli deve ritrovare la sua miglior carica nervosa. Recuperata quella, tutto migliorerà di conseguenza. Scompariranno anche certi errori incomprensibili vista la qualità dei calciatori azzurri».
E’ così, probabilmente. Del resto, anche De Sanctis, quasi sempre protagonista in positivo, da qualche tempo soffre d’incertezze.
«Appunto. Défaillance che per un portiere affidabile e sicuro come lui possono spiegarsi solo con un momento di calo generale. Calo d’attenzione. Affaticamento mentale di più di un giocatore. Problemi dai quali, però, si può venire fuori in fretta».
Insomma, c’è altro lavoro per Mazzarri. A proposito, Zoff, che cosa pensa di Conte e dell’allenatore azzurro. Stanno dando qualcosa di nuovo al nostro campionato, oppure nel calcio le innovazioni continuano ad essere una cosa rara?
«Continuano ad essere una cosa rara. Nel calcio non si inventa più nulla da una vita, ma ciò non toglie niente alla bontà del lavoro che stanno facendo questo due allenatori a Torino e a Napoli. Tra i due, però, il nome nuovo è Conte. Ma giusto perché solo quest’anno ha cominciato a confrontarsi con il grande calcio. Mazzarri, invece, è già da un po’ di anni che si pone all’attenzione del nostro campionato e, quindi, non può essere considerato una novità».
Non una novità ma un’esagerazione, invece, è la strage di panchine in serie A. Dieci squadre su venti hanno cambiato allenatore e qualcuna anche tre volte. Il problema dove sta?
«Nella pazienza o, meglio, nella non pazienza di molti presidenti. Non mi piace, ma anche questa è l’Italia del pallone».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro