Sembrano lontani anni luce i tempi in cui era impossibile assistere alle partite dal vivo. In Serie A, complice la pandemia sotto controllo, oggi gli stadi ospitano il 75% della propria capienza. Ma non in tutte le parti del mondo è così. In Romania, per esempio, la situazione è ben diversa. Un mese e mezzo fa, la nazionale rumena ha disputato la partita più importante degli ultimi anni a porte chiuse, pareggiando 0-0 contro l’Islanda. E’ stato un tiro al bersaglio, ma la palla non è entrata. Pali, salvataggi sulla linea, parate miracolose… Magari col pubblico sarebbe andata diversamente e la Romania si sarebbe qualificata ai playoff del Mondiale di Qatar 2022.
Un mese e mezzo dopo, gli stadi rumeni possono ospitare il 50% della loro capienza. Che è già un inizio, rispetto al deserto delle scorse settimane. L’unico rumore che rimbombava allo ‘Stadionul Steaua’, tra Romania e Islanda, erano quelli dei tamburi da parte delle mascotte. Allo ‘Stadionul Dinamo’ la situazione è questa: cori, petardi e fumogeni. I tifosi sono tornati e si fanno sentire, anche nei confronti del presidente del club. La Dinamo Bucarest è ultima in classifica e all’ennesimo errore contro lo Chindia Targoviste, hanno rivolto ai ‘piani alti’ -i dirigenti sono in una tribuna chiusa sopra i tifosi- vari insulti.
Nico Bastone
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