“Si arrenda Mazzarri dopo la Juve la squadra più forte è la sua. E’ l’affermazione, condivisa dalla maggior parte degli osservatori, è da intendersi nel senso letterale: il Napoli, a differenza di molte altre rivali, è una squadra, un’associazione di talenti bene assortiti, in grado di interpretare al meglio le scelte tattiche del suo allenatore. E s’adatti anche al piacere di ricevere qualche complimento: tutti sudati, guadagnati sul campo e non acquisiti per meriti da conferenziere. Cavani, uno straordinario esempio di campione lontano dagli eccessi di tante stelle, è il punto terminale di un’organizzazione studiata e rifinita nel laboratorio di Castel Volturno. Costacurta – uno che ha giocato con Van Basten, Papin, Weah – lo ha inserito tra i primi cinque attaccanti al mondo; dovesse cominciare a vincere trofei con il Napoli e la Nazionale Celeste, finirà anche sul podio del Pallone d’Oro. Più che una previsione, è quasi una certezza, se davvero dovessero avverarsi le condizioni. Per lui continua il processo di immedesimazione nel club che lo sta valorizzando: punta a raggiungere Maradona, che per chi conosce Napoli e il Napoli è un po’ come certificare il processo di beatificazione calcistica.
Eppure nessuno più propone impossibili paragoni sul passato: ci sono i numeri a indicare che un avvio così neppure le formazioni dei due scudetti avevano realizzato. C’è un presente da vivere intensamente, senza concessioni alla nostalgia e a un passato che, a leggerlo ora, è un combinato di errori strategici e mancanza di programmazione. Allora c’era Maradona, e basta. Non che il Fenomeno giocasse da solo, ma tutti gli altri avevano consegnato a lui le chiavi della squadra. Imponeva le sue regole e costringeva a sopportare la sua sregolatezza: insomma un Signore feudale.
Questo Napoli è molto più democratico, consapevole che là in attacco c’è un cannoniere non infallibile, ma incredibilmente prolifico. Italia o Europa per Cavani pari sono, la ribalta dell’Europa League serve anche a questo: aiuta a farsi conoscere, dall’Inghilterra all’Ucraina ora tutti lo conoscono, altrimenti i confini italiani sarebbero stati una gabbia dorata. De Laurentiis sostiene che l’immagine del calcio italiano è mal gestita, sul mercato domestico e su quello internazionale. Occorre una spruzzata di fascino. Che può emanare il Napoli di Mazzarri e Cavani, ma anche delle guardie svizzere a centrocampo, del trascinatore Hamsik e del napoletanissimo Cannavaro in difesa. Perché il cammino possa dirsi completato, ora occorre vincere. Domenica c’è il viaggio a San Siro che un tempo somigliava a un pellegrinaggio popolare in direzione del tempio del pallone. Ora non più, l’Inter aspetta con dichiarato timore una sfida che arriva mentre sono tutti distratti dall’affare Sneijder, l’ultima contraddizione di un mondo sempre più distante dal Paese reale: può anche solo essere evocato il concetto di mobbing per un signore che guadagna 13 milioni lordi l’anno?
Ecco un problema che Mazzarri non invidia a Stramaccioni; anzi, per la prima volta, non invidia proprio niente. Il Napoli ha una squadra, e pure Cavani. Che volere di più? Forse anche lui s’è rassegnato”.
Massimo Corcione per “Il Mattino”
La Redazione
P.S.
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