La medaglia d’argento è nel giubbino di Valeria. Poche ore di sonno e Diego Occhiuzzi è tornato a Casa Italia. Ne era uscito alle 3 di lunedì, dopo la festa in suo onore. «Neanche io avrei immaginato tanto». Sorride e Valeria tira fuori dalla tasca la medaglia, consegnandola al fidanzato, primo napoletano salito sul podio di Londra 2012.
Com’è stato il risveglio da vice campione olimpico?
«Esaltante. Mai ricevuti tanti messaggi di congratulazioni in vita mia: sms, telefonate, quante belle parole sui social network. Alcuni amici mi hanno detto di aver visto bandiere tricolori a Napoli domenica sera: ne sono contento, ho dedicato questo successo alla mia città, oltre che alla mia famiglia e a Leonardo Caserta, il mio allenatore».
Aveva immaginato questo giorno?
«Un giorno così si sogna quando si comincia a fare sport a certi livelli. Avevo vinto il bronzo nella gara a squadre del 2008, questo argento mi regala forti emozioni. Ero fiducioso prima di salire in pedana, sapevo di avere le qualità per puntare a un risultato importante però il secondo posto non me lo aspettavo».
Non è stato un colpo di fortuna, comunque.
«L’ho meritato, certo. C’è un faticoso lavoro dietro a questi risultati e il discorso non riguarda soltanto me».
Quattro medaglie dalla scherma nei primi tre giorni delle Olimpiadi: cosa significa?
«Che c’è una tradizione forte e che questo è uno sport vincente. Io avevo sei anni quando mi sono appassionato alla scherma, ho praticato prima il fioretto e poi sono passato alla sciabola. È affascinante, molto bello, mi emoziona come il primo giorno. Meriteremmo maggiore considerazione, non soltanto i complimenti quando uno di noi sale sul podio olimpico: è un discorso vecchio».
Quattro anni fa, dopo Pechino, lanciò un messaggio a De Laurentiis.
«Il progetto di una polisportiva che potesse essere guidata dal presidente del Napoli ed è un’idea che vorrei proporgli. Ci siamo conosciuti al San Paolo in un’occasione di una partita, tempo per parlarne non ce n’è stato tanto. Le occasioni non mancheranno. Io sono un grande tifoso del Napoli, però non c’è solo il calcio nella nostra città. L’ho dimostrato io, vincendo la medaglia d’argento, e spero che altri campani possano arrivare in alto a Londra. Con questi risultati diffondiamo un’immagine positiva della città».
Discorso che piacerebbe al sindaco De Magistris.
«Se mi invita a Palazzo San Giacomo, ne sono contento: potrei spiegare anche a lui che si può fare di più per lo sport a Napoli. I talenti ci sono, occorrono i mezzi per le strutture. Io faccio l’atleta, non il dirigente sportivo né l’allenatore: altri devono pensare a questo».
A proposito del Napoli, suo grande amore: Cavani le ha fatto i complimenti dopo aver saputo dell’argento.
«Davvero? Grande il Matador. È mio vicino di casa, però quando ci incrociamo nei viali di Parco Matarazzo non ci salutiamo. Magari adesso lo faremo».
Tesserato per l’Aeronautica militare, un anno fa ha cambiato il secondo club, passando dal Posillipo alla società gestita dal suo compagno Gigi Tarantino a Pollenatrocchia.
«Abbiamo avviato un discorso dedicato ai giovani, Tarantino e Dino Meglio lo seguono con grande partecipazione, io e Gioia Marzocca cerchiamo di sollecitare i ragazzi a presentarsi in palestra».
Ha lasciato il Posillipo dopo una vita: i motivi del divorzio?
«Non c’è stata rottura, il rapporto con il circolo è finito benissimo e ringrazierò per sempre il Posillipo. Ho cambiato club, tutto qui, senza alcuna polemica».
Dicono che lei abbia un caratterino, però.
«Mi faccio rispettare, quando sono convinto delle mie idee le porto avanti. Sono un professionista nello sport, tengo molto alla cura dei particolari».
E adesso anche un vice campione olimpico.
«Aspettate, non è finita qui. Punto all’oro nella gara a squadre, quella del 3 agosto. Le mie motivazioni saranno altissime dopo l’argento, sono convinto che saranno più che mai caricati anche Montano e Tarantino. Sono esperti, sapranno trasformare l’amarezza per l’eliminazione nella gara individuale in rabbia per vincere. Ci divertiremo ancora».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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