Vedi Napoli e poi ricami: parabole immaginifiche che solcano la fantasia, opere d’arte contemporanea che restano per l’eternità, capolavori da museo del calcio da ammirare estasiati, rimanendone stupiti. L’Italia è un paese per vecchi, ma l’elisir di giovinezza ch’è in quei trentaquattro anni portati splendidamente bene da Totò Di Natale, Napoli ha la funzione d’una pozione magica, un sorsetto di nostalgia e via ad inventarsi graffiti scolpiti a futura memoria, evitando divagazioni su figliol prodighi e cori ‘ngrati. Rivede Napoli: e occhio a Di Natale, l’antimatador per eccellenza, il mattatore per antonomasia, il re del gol dell’ultimo biennio e pure il «persecutore» incallito d’una squadra tagliata su misura per quel talento rimasto invece a un passo dall’incoronazione ufficiale, sfumata per una rispettabilissima scelta di vita.
LA FAVOLA – Napule è mille paure, ma ormai, con l’Udinese sull’uscio o all’orizzonte, il terrore è in quel diavoletto a cui il calcio ha concesso tanto ma sempre poco, perché in questo biennio da favola che comprende la Champions l’unico «mostro» incontrollabile resta Totò, principe del palleggio con pochi eguali, incantatore di serpenti prestato al calcio a stregar le stelle e gli avversari. la tripletta è un marchio di fabbrica a casa Di Natale, ma il destino non necessariamente dev’essere cinico e baro, può – e sa – pur esser goliardico, come dimostrano gli ultimi precedenti, autografati da uno scugnizzo irriguardoso. Chissà cosa succede nell’inconfessabile psicologia di quel fenomeno chiamato Di Natale, ma la storia separata dalle opinioni e da qualsiasi intepretazioni racconta di tre reti il 7 febbraio del 2010, utili per stoppare la serie positiva di Mazzari, e altre tre prodezze il 28 novembre del 2010, calcisticamente la stagione successiva, con traccianti irraggiungibili, incontrollabili.
C’è Totò che sta avvinandosi al san Paolo e non c’è niente da ridere, perché in questo libro dei ricordi gli episodi abbondano, ma in un Napoli-Udinese da mille e una notte, ciò ch’emerge d’una vigilia da guest star è quel «sì» divenuto «ni» e poi trasformato in un doloroso «no» a Pierpaolo Marino. Napoli è (pure) mille colori, ma ormai Di Natale aveva scelto il bianco e il nero.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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