A Pomigliano dove nacque il bomber, c’era un mondo tutto da scoprire: e quando lanciarono il seme, mandandolo all’attacco del proprio destino, persino la terra brulla d’un campetto di provincia lasciò germogliare il talento. « Era già scritto, mi creda » . Napoli-Udinese è – nel suo piccolo – il Di Natale show e in quell’ora e mezza in cui la memoria si scioglie e le emozioni si incrociano, c’è una storia ch’emerge dal sottosuolo d’una provincia impregnata degli umori del San Paolo, venti chilometri a nord da Castello di Cisterna, tormento ed estasi d’un amore impossibile.
IL GIOVIN SIGNORE -Il bambino prodigio, quel talento allo stato puro che a dodici anni incanta Pomigliano e dintorni, è un fenomeno da ammirare in ogni sua declinazione: punta, mezzapunta, ala, non c’è barriera tattica che tenga e a Lorenzo D’Amato, il primo maestro, la sorte dà in dote l’ennesima promessa:«Qui erano già cresciuti Caccia e Montella, ragazzi con il gol nel loro Dna. Ma quando arrivò Di Natale, s’aprì un mondo nuovo: perché Totò, nel suo codice genetico, ha sempre avuto l’estro delgiocoliere.
Un giorno mi disse: mister, non ce la faccio più, prendo la Circumvesuviana e torno ». Il treno dei desideri costringe a fermate interlocutorie – Varese, Iperzola, Viareggio – ma da quel baule colmo di fosforo calcistico, Totò estrae il jolly della felicità che lo riconduce all’infanzia, ai primi calci con la scuola calcio San Nicola:« Per lui Empoli ha avuto l’effetto-placebo. Lì è rinato, lì ha scoperto l’amore, lì ha capito di potersi realizzare.
Ma da qui, sia chiaro, non s’è mai staccato».
L’AMICO -Pomigliano è oltre la curva e il cuore è rimasto a dondolare tra casa e quello stadio- famiglia, in cui, curiosamente, alle undici d’una giornata normalissima, squilla il cellulare di Lorenzo D’Amato che apre idealmente le porte al bomber, dall’altra parte deltelefono:«Totò, allora?».«Ne ho uno che è forte – quasi, ma quasi – quanto te, e pure lui va ad Empoli»),per informarsi del nipote, il figlio di Paolo, uno dei fratelli, per invitare la compagnia in ritiro, per non staccare mai e poi mai il cordone ombelicale:« Un ragazzo semplicissimo che è diventato idolo, ovviamente.
Sulla scia di Di Natale, ma anche di Caccia e di Montella, la scuola calcio san Nicola è cresciuta in maniera esponenziale. Io domenica non vado allo stadio perché non voglio soffrire, ma anche perché non posso: abbiamo sedici squadre, siamo impegnati per l’intero week-end. E poi seguiamo anche i nostri ragazzi che abbiamo in giro: una ventina tra serie A e B, la maggior parte all’Empoli, società con la quale non c’è un semplice rapporto di collaborazione. Ci sentiamo parte integrante del club toscano, ci stanno vicini, ci dimostrano affetto ».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
S.D.
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