Izzo e Rizzo. Togli una R, metti una R. Prendi la classifica e trovi il Genoa terzo, non succedeva dal 1939/40, servirebbe la macchina del tempo. Gioca la Samp stasera e può ritrovarsi quarta, vincendo con il Verona, tanta roba. Comunque vada al Bentegodi, Genova gode. È la seconda città italiana con più punti totali, dopo Roma. Gli stessi di Torino (Juve e Toro), dieci in più delle milanesi in profondo rosso (nero, azzurro). Ma che c’entrano Izzo e Rizzo? C’entrano, c’entrano. Hanno un cognome simile, chiaro, ma in comune soprattutto il volto semplice e poco reclamizzato di Genoa e Samp. Tutti parlano di Perotti e Soriano, Matri e Okaka, Perin ed Eder, eppure si vince anche con i gregari. Vite non da copertina.
Izzo arriva da Scampia, cresciuto in fretta e maturato all’improvviso, orfano del padre da piccolo, una famiglia sulle spalle per diventare grande senza nemmeno accorgersene. Da giocatore, un futuro alle buste: il Napoli ci crede poco e lo perde per quarantamila euro, sorride l’Avellino. Che lo valorizza e lo rivende al Genoa per circa sette volte di più (300mila tutto). L’intuizione è del suo agente Paolo Palermo, che lo propone a Preziosi con cui in passato aveva condiviso l’operazione Floro Flores. E adesso Izzo, a cui Mazzarri comprò in ritiro le scarpe da ginnastica per correre, si ritrova titolare nel Genoa di Gasp, l’allenatore che non guarda in faccia nessuno, tantomeno il curriculum.
E Rizzo? L’ho visto lunedì dal vivo contro il Napoli, mi ha impressionato. Inserimenti continui, piede raffinato, cross velenosi e personalità da veterano. Ha rinnovato recentemente il contratto per guadagnare circa 200mila euro bonus compresi, certi marpioni in B ne prendono il doppio. Il suo è un classico esempio di come far crescere – bene – un ragazzo nelle categorie inferiori: Pergocrema, Foligno, Pisa, infine Modena. Esami superati, pronta la tesi di Laurea. Firmata Luca Rizzo. O Armando Izzo. Genova per loro.
Fonte: Gianluca Di Marzio per Calciomercato.com
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