Gianni Di Marzio, ex allenatore del Napoli, è intervenuto ai microfoni di Radio 1 Station:
“Per i ragazzi di oggi sarebbe opportuno reintrodurre la leva militare obbligatoria e, ovviamente, quando parlo di ragazzi mi riferisco anche ai calciatori. Il caso Victor Osimhen è l’emblema di questa generazione. Il nigeriano non deve incorrere negli stessi errori fatti da Maradona, ovvero circondarsi di persone negative e cattivi consiglieri. Personalmente credo molto in lui, lo avevo scelto quando era ancora minorenne ma non me lo fecero prendere per una questione d’età. Ha sbagliato chi gli ha concesso di andarsi a curare a casa. Se sei infortunato resti a Napoli. Bisognerebbe fare come alla Juve, ad esempio, dove i giovani vengono seguiti da calciatori più maturi. Gattuso? È una persona seria e se ritiene opportuno usare un rapporto amichevole e non dittatoriale con i suoi calciatori, è una sua scelta. Ma se poi le cose non vanno bene ognuno si assume le sue responsabilità. Lui sta lavorando molto bene, la squadra ha una buona classifica, essendo a 9 punti dalla prima con una partita da recuperare. Purtroppo nel calcio quando le cose vanno male è sempre colpa dell’allenatore.
Ci sarebbe bisogno di un cambio di mentalità, in Italia. È così in tutto il mondo, sia chiaro, ma in Italia un po’ di più. In alcuni paesi ci sono allenatori che restano una vita intera sulla stessa panchina, come in Inghilterra, mentre da noi si parla tanto e troppo di calcio.
Al Napoli manca qualche figura dirigenziale che faccia da collante tra allenatore, direttore sportivo e presidente, ma in società nessuno ha mai voluto un dirigente del genere. In passato, quando il Napoli ha avuto un buono staff dirigenziale, ha vinto qualche scudetto. Se ci fosse stata questa figura nel famoso ammutinamento, avrebbe sicuramente mediato tra i giocatori ed Ancelotti, evitando multe, contrasti e dissidi che si ripercuotono ancora oggi.
Un mio ricordo di Napoli? Sono stato esonerato ingiustamente dopo la finale di Coppa Italia e la qualificazione in Coppa Uefa!”.
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