Ultimissima tappa della stagione 2011-12 del Napoli, intensa per emozioni e sforzo atletico, che giunge al termine dopo ben cinquanta partite. Momenti esaltanti e critiche più o meno pesanti si sono alternati nel corso di un’annata difficile per la quantità e il tipo di impegni che gli Azzurri – in parte per la prima volta – si sono trovati ad affrontare. Un clamoroso quarto di finale in Champions sfumato per poco, un campionato concluso al quinto posto dopo l’illusione del terzo piazzamento, e in conclusione una finale di Coppa Italia: una competizione un po’ svalutata negli ultimi anni, ma rappresenta l’occasione di portare a casa un trofeo dopo due decenni, oltre che la possibilità di accedere all’Europa League senza preliminari.
OLTRE LA TATTICA – L’ostacolo da superare è sulla carta il più difficile possibile: la Juventus neo-campione d’Italia, che ha mostrato qualità di gioco e soprattutto una condizione atletica sempre sopra le righe. Ciò che più ha stupito dell’undici di Conte – pur contando l’assenza di impegni europei – è stata la capacità di giocare a ritmi altissimi dalla prima all’ultima di campionato, correndo al massimo e su ogni pallone dal 1’ al 90’ di ogni partita. Di fronte alla prestanza fisica, alla carica agonistica, alla concentrazione e alla voglia di vincere, ci sono poche riflessioni tattiche che tengano: proprio il carattere è stata l’arma in più dei bianconeri e forse uno dei difetti del Napoli di quest’anno. Spesso Hamsik & Co. sono scesi in campo senza il piglio giusto, talvolta persino spenti e demotivati. C’è da sperare che la posta in palio dia l’ultima scarica di adrenalina agli Azzurri, ma anche a Londra le motivazioni erano alte, eppure si videro diversi passaggi a vuoto preoccupanti.
SCHIERAMENTI SPECULARI – Dovrà spremere le forze residue dei suoi Mazzarri, caricarli nella testa e nelle gambe prima ancora di impostare la gara su un piano tattico. Tattica che vede due squadre piuttosto simili e, nella finale, forse speculari: 3-5-2 per entrambe le formazioni, e dunque confronti diretti in ogni reparto. Da un lato Del Piero proverà a chiudere in bellezza la sua strepitosa carriera bianconera, ma se la vedrà con la difesa titolare napoletana; dall’altro la difesa juventina è la migliore del campionato per rendimento e sicurezza, ma mancherà un leader come Chiellini e le due punte azzurre – Cavani e Lavezzi con ogni probabilità, anche se il Pocho è in ballottaggio con Pandev – potrebbero approfittarne. Ma Caceres, che sostituirà Chiellini, non va certo sottovalutato. Accanto a Del Piero è più probabile che Conte scelga una prima punta, quindi Borriello è favorito su Vucinic.
Queste le probabili formazioni:
NUCLEO DEL GIOCO – Ma il vero motore della Juventus, si sa, è il centrocampo: quello di Pirlo, di Marchisio e Vidal: tre “mostri” che si confronteranno con un altro trio non da poco, Hamsik-Inler-Dzemaili. Per entrambe le squadre regista basso e due incursori di movimento, ma il confronto delle individualità vede prevalere i bianconeri. I tre napoletani dovranno esprimersi al meglio per mettere in difficoltà gli avversari nella zona cruciale del campo: pressare i portatori (prerogativa proprio della Juve di Conte) sarà fondamentale per ostacolare la manovra dei campioni d’Italia. Ma anche le fasce potranno essere decisive: Maggio e Zuniga (favorito su Dossena) dovranno sia spingere che contenere, sarà un confronto tutta corsa e dinamismo.
Il risultato finale è affidato ai guizzi dei singoli, ai lampi dei campioni. Alla Juve non mancano: si conosce il valore di Pirlo, si è detto delle motivazioni di Del Piero, Barzagli in difesa è un muro. Nel Napoli, Lavezzi, quasi sicuramente all’ultima partita in maglia azzurra, potrebbe aver voglia di lasciare un bel ricordo; Hamsik, fresco di rinnovo, vuol essere il leader del progetto futuro; Cavani potrebbe mettere la ciliegina sulla torta di un’altra stagione sopra la media. E poi Pandev, Zuniga, Maggio, Inler, Dzemaili: tutti con l’opportunità di chiudere in bellezza un’annata non sempre perfetta, e magari di confermarsi per la stagione prossima. Ma soprattutto, di portare a casa un trofeo che tutti sognano in casa napoletana.
Lorenzo Licciardi
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