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Dentro o fuori: aggrappati al “Matador”

Dzemaili giocherà come trequartista al posto di Hamsik per dare imprevedibilità alla manovra

Di qua una squadra e di là un’altra, che poi è sempre la stessa: si chiama Napoli, e però è double face, una sagoma alla domenica ed una al giovedì, scelta singolare nel suo genere, praticamente unica. Strategia: si dice così adesso, nel calcio del Terzo Millennio, e però un giorno era diverso, pure perché si giocava assai di meno, campionati più corti e scontri diretti nella vecchia, carissima Coppa Uefa. Ma ora che si viaggia sui cinquanta match a stagione, e senza infilarci gli spostamenti dei calciatori per le Nazionali, qualcosa bisognava pure inventarsi. Il Napoli ha percorso una strada alternativa: due blocchi uniti e però separati, all’interno dello stesso gruppo, e tragitti «dedicati» a chi è destinato a tener vivi i sogni d’anti-Juve e a chi invece deve provarci una tantum, più o meno ogni due settimane, a dare un senso all’Europa League. Napoli-Dnipro sa quasi di dentro o fuori per Mazzarri: vincere significherebbe avere qualche possibilità, perdere consentirebbe di togliersi il fastidio ed anche le pressioni e tutto quel po’ di caos che hanno generato le sconfitte (fragorose) in Olanda ed in Ucraina. Intanto, sarà turn-over abbondante, con due reduci dalla formazione iniziale di domenica scorsa rimandati in campo (Dzemaili e Cavani), un titolarissimo precettato per l’occasione (Inler) e poi l’inevitabile rotazione: Rosati si tiene la «sua» porta sull’Europa, lasciandosi proteggere – davanti da Fernandez, Aronica in versione centrale e Britos che rientra dopo circa due mesi; in mezzo, a destra va a spingere Mesto e a sinistra ci proverà Dossena, con Donadel ed Inler in mediana; Dzemaili farà l’Hamsik, standosene tra le linee, e Cavani e Vargas proveranno invece a regalarsi una possibilità per crederci ancora.

IL BOTTO – E pensare ch’era stato un avvio pirotecnico, in Europa League: manco il tempo di mettere la palla al centro e, miracolo, gol di Eduardo Vargas, in serata ispirata contro l’Aik e capace di farne addirittura tre. Finì 4-0 perché il fiocco ce lo mise Dzemaili. Un ribaltone, quella notte: perché in campo c’era veramente il Napoli-2, tenuto incollato dalla verve di Behrami. Poi qualcosa è mutato (poco, pochissimo, quasi niente nella formazione) e ad Eindhoven è saltato l’equilibrio internazionale di una squadra che s’è ritrovata presa a pallate dal Psv: 3-0 senza reagire, con Rosati che contiene le dimensioni di una sconfitta e un modulo riveduto e – visto il risultato – tutt’altro che corretto.
TRE NUMERO IMPERFETTO – La spia «orange» s’accende nel Philips Stadion ma la lampadina che acceca è quella di Dnipro, altri quarantacinque minuti impalpabili, con l’aggravante (o l’alibi, dipende dai punti di vista), di ritrovarsi sotto dopo appena un minuto. Le risposte delle alternative sono poco incoraggianti e non è un caso che per stasera, nell’elenco dei convocati, non ci sia El Kaddouri, né Uvini, che, poverino, non ha colpe, non avendo mai giocato. Ma finisce 3-1 in casa del Dnipro, a mostrare carattere è Cavani (che si procura il rigore, lo segna, colpisce un palo e costringe il portiere avversario ad un miracolo) ed a denunciare i limiti di concentrazione d’una squadra che avverte il senso della precarietà è il campo.
REVOLUTION – Alla fine, rileggendo i tabellini, gli interventi strutturali sono rilevanti e dall’Aik alla Dnipro al san Paolo si va incontro alla quarta formazione: quella che deve tentare disperatamente di rimettersi in corsa, ha rispetto all’undici che schiantò gli svedese, un Insigne, un El Kaddouri, un Behrami e un Gamberini in meno e si ritrova con un Cavani, uno Dzemaili, un Inler e un Britos in più. Rispetto al 20 settembre sono mutate un po’ le gerarchie e parecchio l’umore: quel Napoli vinceva quasi sempre (5 successi e un pareggio in campionato, una goleada in Europa League), questo vince poco. Perché sempre d’un Napoli si tratta.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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