De Laurentiis era attento alla sua linea.
«Se questo ragazzo non mette su chili, diventa un grande attaccante».
German Denis lo è diventato ma con la maglia dell’Atalanta, a 800 chilometri da Napoli. Sei giorni fa è diventato capocannoniere del campionato arrivando a 9 reti (sono valsi 11 punti su 15): El Tanque incassa 70mila euro se stasera segna al Napoli, infatti a quota 10 scatta il bonus previsto nel contratto con l’Atalanta.
«Ma io penso ai punti che servono alla squadra», racconta l’argentino, oggi alla partita numero 100 in A. Contro il Napoli che non lo ha capito.
Se non vi fosse stata la penalizzazione di sei punti, la sua squadra sarebbe a 19, +4 sugli azzurri.
«Sono discorsi che contano relativamente. Siamo partiti bene e non vogliamo fermarci qui. Domenica scorsa sono arrivato in testa alla classifica cannonieri, però non potevo essere felice fino in fondo perché non siamo riusciti a battere il Siena».
A Bergamo arriva il Napoli, la squadra che ha scaricato Denis nell’estate 2009: l’occasione per una rivincita.
«Io voglio dimostrare soprattutto ai dirigenti, ai giocatori, all’allenatore e ai tifosi dell’Atalanta quanto valgo. A Napoli ho vissuto momenti professionali importanti, però il calcio non è basato sulle vendette. È fatto di risultati e noi vogliamo ottenere una vittoria sul Napoli, anche se non sarà facile».
Ha visto il Napoli in Champions?
«Sì: grande vittoria sul Manchester City, un’impresa che i tifosi meritavano. Che spettacolo anche il pubblico».
Lei conosce l’atmosfera di Fuorigrotta.
«Se dovessi scegliere un gol segnato con il Napoli, non avrei dubbi: quello contro il Milan. Era una delle primissime partite con Mazzarri, al 90′ perdevamo per 2-0. Accorciò Cigarini, poi pareggiai io. Il San Paolo esplose».
Il momento più bello di un’esperienza difficile.
«No, ce ne sono stati altri. A Napoli e Udine ho capito cos’è il calcio italiano, a Bergamo sto ottenendo importanti soddisfazioni».
Perché ha sfondato soltanto adesso, al quarto anno in Italia.
«Perché avevo bisogno di fiducia e continuità. Mi trovo bene in questo ambiente. Marino è il dirigente che mi ha voluto in Italia, Colantuono conosceva il mio tipo di gioco, i compagni mi aiutano: senza di loro non avrei potuto segnare tanto, è evidente».
A proposito di gol, ha già superato il suo “primato” italiano, le 8 reti segnate nel primo campionato con il Napoli.
«Non ho fissato un traguardo: il numero di gol dipende da tanti fattori. E poi, l’ho detto, conta anzitutto vincere le partite: chi segna, ha un valore relativo».
Eppure, prima di arrivare a Napoli, aveva realizzato 27 reti con l’Independiente.
«Mi trovo in una situazione simile a quella, anche se il campionato italiano e quello argentino non sono paragonabili. Tuttavia oggi come allora so che durante la settimana lavoro in vista della partita, cioè per giocare».
Con Lavezzi c’è continuo scambio di sms.
«Mi fanno piacere i suoi messaggi dopo i gol. Tra noi c’è un rapporto solido, come con Campagnaro, un difensore che ha fatto ottime cose in questi anni. Con Lavezzi ci siamo ritrovati nella Seleccion».
Il Pocho e Denis furono i primi convocati del ct Maradona per l’amichevole a Glasgow tre anni fa.
«Mi ha fatto piacere rientrare in questo gruppo, anche se non faccio paragoni con i campioni che giocano nell’Argentina».
Ha già giocato contro il Napoli il 17 aprile e fece gol a De Sanctis, senza esultare davanti ai suoi ex tifosi.
«Vinse l’Udinese, lo ricordo bene. Mi piacerebbe ripetermi, anche se stasera come sette mesi fa non sono animato dalla voglia di rivincite. Penso all’Atalanta, vorremmo arrivare alla sosta in una buona posizione di classifica».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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