“DURA L’EX”… Il gol è la panacea del malessere di qualsiasi bomber, German Denis compreso, che alla nona è ancora a quota zero e che però quando vede il Napoli ritrova se stesso, s’esalta ma non esulta, trova giocate meravigliosamente perfide (come con l’Udinese), poi va sotto la curva (quella del San Paolo), si porta la mano al cuore e chiede scusa. Un gentiluomo. Ma Denis è una maledizione a cielo aperto: l’anno scorso, nella versione più pronunciata del «core ‘ngrato», ne fece addirittura due, spazzando via un Napoli talmente brutto da non poter essere vero; due anni fa, per non smentirsi, stava per tirare un altro brutto scherzo alla sua compagnia di amici, però all’epoca c’era Cavani che sistemava le pratiche; quattro anni fa, «monello», mandò in ansia per un’ora e mezza quella squadra trascinata (ancora) dal matador, che riacchiappò l’Atalanta all’ultimo respiro, novantacinquesimo o giù di lì; e quattro anni fa, con l’Udinese, per poco non rovinava il sogno della qualificazione in Champions. Lui con il Napoli sa come si fa: ed ora che vive congelato, senza un acuto, senza un sorriso, si ripresenta da «nemico» (si fa per dire) carissimo, comunque come una bestia nera o da tanque, da carrarmato.
EL PIPITA. Higuain è (appena) rinato, in campionato: si era sbloccato nel (doloroso) preliminare di Champions; si è ripetuto e per due volte in Europa League; poi nulla, nada de nada, lui che con il Real Madrid ha fatto impazzire non solo il «Bernabeu» ma l’intero Vecchio Continente; lui che in Nazionale è al fianco di Messi e che è il titolare inavvicinabile; lui che è mister quaranta milioni di euro mica così, per sfizio, e che l’anno scorso ne ha segnate venticinque (ma ora siamo complessivamente a trenta), ad un certo punto, domenica sera, si è preso il pallone e se lo è portato a casa: perché quando si procede con una tripletta, si sistema l’arnese dell’impresa nel salotto buono. Higuain è il leader silenzioso del Napoli, una sorta di terminator più che di terminale: fa cose da fantascienza, numeri di scuola internazionale – non solo sudamericana – ha un bulimico desiderio di segnare e però è anche un filantropo, perché quando sente Callejon arrivare sull’altra corsia, provvede con gli assist.
DERBY. Denis è una parentesi di sessantatré partite (e tredici gol) attraversata tra un pizzico di diffidenza, prima d’accorgersi che però c’era trasporto reciproco con quella città che ha cominciato seriamente ad apprezzarlo dopo l’addio; Higuain è il balzo in alto (ma tanto in alto), come dire una botta di vita, costata quaranta milioni di euro però utile per ritagliarsi un proprio ruolo nell’élite del calcio, andando a dotarsi di quello che, di fatto, è un top player. Atalanta-Napoli è un balletto in quei sedici metri per chi cerca uno stacco di testa e chi invece s’industria nel dribbling o ha pronta l’ennesima diavoleria, tutto genio (e senza sregolatezza). Atalanta-Napoli è un passo di tangol…
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