Lunga intervista di Alessandro Del Piero all’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”. L’ex juventino si sofferma proprio sul momento della sua ex squadra:
Ale, la partita con il Barça conferma l’involuzione della Juve?
“Sì, ma mercoledì si è trattato di un’involuzione calcolata. Ho sentito dire che pareggiare o perdere era lo stesso. Non è vero: adesso lo Sporting può solo vincere e la Juve non è costretta a farlo. Il punto è stato fondamentale per morale e classifica, anche se il Barcellona ha dominato a lungo”.
Quelli della Juve sono sintomi da chiusura di un’epoca gloriosa?
“L’inconscia sensazione di appagamento è il primo incubo per allenatore e giocatori dopo tanti successi. Cattiveria e agonismo vengono a galla più facilmente quando perdi. Ma vedo sempre grande impegno”.
Cinque gol fatti in cinque partite europee nonostante la varietà di soluzioni: come lo spiega?
“E’ uno dei crucci di Allegri. Questa Juve è costruita per fare un gol in più dell’avversario, non per prenderne uno in meno. Forse serve solo del tempo per digerire il cambiamento”.
Anche la sua Juve un paio di volte si qualificò all’ultimo turno in modo rocambolesco. E poi arrivò in finale.
“A volte si passa attraverso un imbuto per poi trovare una bella strada grande. Non è la prima volta che in autunno la Juve zoppica. Ma bisogna essere in forma in primavera. Quindi mi aspetto ancora la Juve protagonista in Italia e in Europa”.
Tre partite-verità in una settimana: Napoli, Olympiacos, Inter. E’ la cosa migliore?
“Sì. La Juve ha bisogno di dare uno strattone. Servono quelle due o tre partite che ti danno la sensazione di essere tornati. Allegri sta aspettando questo momento”.
Lei ha vissuto momenti difficili simili a quello attuale di Dybala. Quale consiglio gli darebbe?
“Contro il Barcellona Paulo ha giocato molto bene, è stato l’unico a fare qualcosa in più. Ha tenuto palla, preso falli, sfiorato la rete nel finale. Lo frega il macello di gol che ha segnato a inizio stagione. Dybala sta alzando ulteriormente l’asticella. Troverà l’equilibrio per tornare su quei livelli”.
Le lacrime di Buffon cosa le hanno lasciato dentro?
“Tanta tristezza. Gigi ha mostrato per l’ennesima volta la sua grandezza. Quando parla dei sogni dei bambini centra uno degli aspetti più significativi. Io ricordo bene il Mondiale dell’82, avevo otto anni. Non abbiamo ancora metabolizzato l’eliminazione, che però è la fotografia del nostro calcio”.
“Tanta tristezza. Gigi ha mostrato per l’ennesima volta la sua grandezza. Quando parla dei sogni dei bambini centra uno degli aspetti più significativi. Io ricordo bene il Mondiale dell’82, avevo otto anni. Non abbiamo ancora metabolizzato l’eliminazione, che però è la fotografia del nostro calcio”.
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