Una legge c’è, ma non impone nessun obbligo per la presenza dei defibrillatori nei luoghi pubblici e lascia le iniziative alle Regioni. Finora è quindi il volontariato che ha lavorato per portare lo strumento salvavita tra la gente anche se, in particolare, per quello che riguarda il calcio i defibrillatori sono di fatto richiesti per poter effettuare una partita: lo prevedono i piani sanitari delle società calcistiche che devono essere comunicati alle questure.
È questa in sintesi la situazione normativa ora al centro di polemiche e dal marzo 2011 un decreto dei ministeri della Salute e dell’Economia stabilisce i criteri e le modalità per la diffusione dei defibrillatori semiautomatici promuovendo specifici programmi regionali. E le Regioni hanno presentato i propri programmi al ministero della Salute, che ha erogato la prima parte del finanziamento con una spesa autorizzata di 4 milioni di euro per il 2010 e di 2 per il 2011 e 2012 ciascuno. Il secondo e il terzo finanziamento avverranno dopo la presentazione da ogni Regione delle relazioni sulle attuazione del programma e la valutazione positiva dal Comitato Lea. Il fine è quello di avere una «mappa nazionale» sul numero e distribuzione dei defibrillatori sul territorio. Nell’attesa, i cittadini possono fare affidamento su circa 5-6000 defibrillatori automatici distribuiti in modo difforme sul territorio e in gran parte solo grazie all’iniziativa di associazioni e volontari. E invece secondo le linee guida internazionali in un’area con 5 milioni di abitanti dovrebbero essercene 5000.
Eppure le apparecchiature, secondo la normativa, andrebbero posti in luoghi di aggregazione, ad alto afflusso di pubblico o aree particolari come luoghi isolati e zone disagiate. In più, naturalmente, il defibrillatore può essere usato solo da «una persona che abbia conseguito l’attestato di formazione all’uso» dopo una prova pratica. un comune. Ma manca una tracciabilità degli apparecchi, di dove sono sistemati, se sono utilizzati e pronti per l’uso».
Una situazione di grande carenza e intanto «senza defibrillatori la Lega Pro domenica si fermerà»: è l’ultimatum del direttore generale Francesco Ghirelli che precisa: «Entro giovedì vogliamo una dichiarazione scritta dai presidenti di club sulla disposizione a inizio stagione che richiedeva la presenza in campo dei defibrillatori in Prima e Seconda divisione. Altrimenti non si gioca». Sui campi di serie A e B, la presenza dello strumento per il pronto soccorso è prevista come indispensabile e le società ne indicano la presenza nel piano sanitario che confluisce in quello di sicurezza, senza il quale le partite non possono aver luogo.
E una breve ricognizione su alcuni tra i 77 club della Lega Pro rivela persino situazioni d’eccellenza come Perugia: nello stadio «Curi» i defibrillatori sono addirittura quattro.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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