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De Sanctis, ritorno al passato per fermare l’amico Totò

Contratto per altri due anni: «Voglio chiudere la mia carriera al San Paolo

La pensione può attendere. Morgan De Sanctis torna a Udine da portiere azzurro per la quarta volta. Per lui, il Friuli, il suo caro vecchio stadio, ha regalato sempre notti da incubo, con Totò Di Natale sempre a segno contro il suo adorato amico filosofo. De Sanctis sarà il portiere del Napoli ancora per altre due stagioni e mezzo. Il contratto, scadenza 30 giugno 2015, è stato persino già depositato, nonostante manchi l’annuncio ufficiale da parte del club azzurro.
«Voglio chiudere qui la mia carriera», ha spiegato a più riprese il portiere abruzzese. «Dimentichiamo l’Europa League, mettiamo da parte la sfida con la Juventus di venerdì e concentriamoci solo sulla gara di questa sera contro l’Udinese: è una partita davvero molto complicata». Il club azzurro dei duecento presto accoglierà un nuovo adepto. Perché Morgan il pirata, anni 36 da compiere il prossimo 26 marzo e 19 campionati alle spalle, ha una media presenze sbalorditiva da quando ha messo piede a Napoli, nell’estate del 2009. In pratica, ha saltato solo una partita, il 17 febbraio del 2012, contro la Fiorentina: per il resto sempre titolare, 138 volte.
E per ben 99 volte in maniera consecutiva. Presto, molto presto, già nel corso di questa stagione, raggiungerà due colleghi del Napoli molto blasonati in un circolo esclusivo che contempla l’aristocrazia del calcio italiano. Lui, adesso, è a quota 138 presenze: Zoff è a 143 mentre Carmignani è a 144. A fine anno potrebbe agguantare Cavanna (151 presenze), entrando in fretta e furia nella top 5 dei portieri del Napoli di ogni tempo.
Bugatti è praticamente irraggiungibile: 256 presenze in A. Alla fine della giostra, De Sanctis avrà difeso la porta dei partenopei per sei stagioni. Come Iezzo e Carmignani, una in meno di Taglialatela e Castellini: inavvicinabili Sentimenti II (estremo azzurro dal ’34 al ’43 e dal ’45 al ’48) e l’eterno secondo, Raffaele Di Fusco, per 11 stagioni dodicesimo.
Affidabile come pochi, Morgan. Ma anche leader autentico. Non a caso quando c’è da parlare, è lui che non si tira mai indietro. «Se c’è qualcosa di cui vergognarsi, è il comportamento della Juventus dopo il 90’», urlò da Parma dopo le proteste choc di Conte e Marotta contro l’arbitro Guida. Nel frattempo, ha conquistato l’imbattibilità casalinga della storia partenopea: fissato a 799 minuti, ha supera il precedente record di Castellini (763 minuti) che resisteva dal torneo 81/82. L’imbattibilità casalinga del portiere azzurro viene interrotta il 20 marzo 2011 per mano di Acquafresca.
Rivede Udine, dove si è consacrato prima di tentare l’avventura a Siviglia e al Galatasaray. Amante di Platone, debutta in serie A proprio con la maglia della rivale di adesso: la Juventus. Ebbe la fiducia totale di Lippi: «È uno di enormi qualità», profetizzò l’ex ct. Era arriva arrivato alla Juve nel ’97, dopo una esperienza da enfant prodige a Pescara: 74 partite in B, la più bella, per sua stessa ammissione, contro il Venezia (1-0), quando parò un rigore a Cristian Vieri. Appena arrivato in bianconero, catturò l’ interesse di Giovanni Agnelli che in occasione della partitella di Villar Perosa dell’agosto ’97 chiese notizie a Lippi e ai giocatori su quel ragazzone dai capelli rossi. «Lei è De Sanctis? Mi hanno detto che è molto bravo, vada avanti così», le parole con cui l’Avvocato fece tremare le gambe al giovane abruzzese. Stranezze del destino: tra lo scudetto e la Juventus, ci sono proprio le manone di De Sanctis. Portiere azzurro fino al 2015.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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