Morgan De Sanctis, team manager della Roma ed ex portiere di Roma e Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Il Centro. L’ex portiere ha percorso passo passo tutte le tappe della sua carriera fino ad arrivare all’esperienza in giallorosso. Queste le sue parole:
C’è un posto dove ha lasciato il cuore?
«Non uno in particolare, tutti i posti mi hanno dato qualcosa. Ovviamente, le esperienze più significative sono le tre più lunghe, quelle di Udine, Napoli e Roma».
Il rimpianto?
«In posti come Napoli e Roma il rimpianto è quello di non aver vinto lo scudetto. A Napoli due volte secondi, due volte secondi anche in giallorosso. Prima il Milan e poi la Juve degli ultimi anni mi hanno negato questa gioia. In questi posti avrebbe garantito l’eternità sportiva e sarebbe stata la ciliegina sulla torta».
La parata più bella?
«Me ne viene in mente una in particolare. Era la finale di coppa Italia 2012, Napoli-Juve 2-0. Eravamo avanti 1-0 e ho deviato un colpo di tacco di Quagliarella alzando un piede, nonostante fossi con il corpo proteso dall’altra parte. Poco dopo facemmo 2-0».
Gli allenatori, il meglio e peggio?
«Oggi dico grazie a tutti e in particolare al primo, Giorgio Rumignani, che mi ha fatto esordire; a Marcello Lippi che mi ha portato in Nazionale; e a Mazzarri e a Spalletti, tra i più preparati in assoluto. E poi il compianto Gino Di Censo, come dimenticare chi mi ha cresciuto?».
Il rapporto con i presidenti?
«Buono. Ho avuto problemi con Pozzo e De Laurentiis solo nel momento in cui ho comunicato loro che sarei andato via. Volevano tenermi, ma io desideravo cambiare aria».
C’è poi l’aneddoto di quell’Inter-Napoli con annessa irruzione del presidente De Laurentiis nello spogliatoio nell’intervallo?
“Ero appena arrivato a Napoli, nel 2009, e il presidente con il suo modo vulcanico manifestò malcontento rispetto alle prove mie e della squadra».
Di preciso che cosa accadde?
“Entrò nello spogliatoio di San Siro, stavamo perdendo. E cominciò a prendere di mira alcuni giocatori. “Pierpaolo, che portiere mi hai preso?”, chiese al dg Marino. Mai potevo immaginare che ce l’avesse con me. Non mi sentivo sotto accusa. Ero troppo sicuro delle mie qualità e della mia forza. Fu un episodio, dopodiché per quattro anni solo complimenti. E quando gli ho detto che andavo via, ha cercato di trattenermi. A Napoli ho lasciato un ottimo ricordo».
A Siviglia ha conosciuto il ds Monchi che poi l’ha riportato alla Roma.
«E’ un andaluso, ha dei valori umani importanti, un grande professionista. Ha apprezzato i miei comportamenti. Ci siamo conosciuti a Siviglia e dopo il primo anno mi ha ceduto in prestito al Galatasaray e la stagione successiva mi ha venduto al Napoli. Quando è arrivato a Roma si è ricordato di me ed è nata la collaborazione».
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