Mancava la firma, cioè un dettaglio per come s’erano messe le cose, ora è arrivata anche quella: Morgan De Sanctis ha rinnovato ufficialmente il contratto che lo lega al Napoli fino al 2015. Altre due stagioni. Un prolungamento divenuto concreto con l’autografo che il portiere della Nazionale ha messo in calce a tutte le carte di sorta, ma che virtualmente era già stato definito prima di Natale, dopo un incontro con il presidente De Laurentiis in persona. Ancora insieme. Ancora a lungo, felici e contenti: perché non è mica da certi particolari che si giudica un giocatore. Soprattutto se si tratta di uno, di un portiere, decisivo da anni.
IL CLIC – E allora, al lavoro in vista di Parma. In proiezione di una trasferta che definire delicata è poco per il cammino del Napoli: De Sanctis è pronto. Come sempre. E al diavolo l’errore di Firenze: un episodio, una parentesi piccola così in mezzo a fiumi di inchiostro. Tra le righe di un romanzo scritto da Morgan, 36 anni a marzo, sin dai primi giorni in maglia azzurra: parate su parate sin dall’estate 2009; partite su partite, prestazioni sempre sopra molto buone e a volte eccezionali. Nel calcio, come nella vita del resto, a volte basta un clic per azzerare tutto il buono, ma nel suo caso sarebbe giusto usare l’interruttore per isolare il caso fiorentino. Un caso isolato che non può, non deve influire.
LA FIRMA – Il rinnovo, dicevamo. Un nuovo accordo fino al 2015, di due stagioni in più rispetto al precedente, in scadenza il prossimo giugno. De Sanctis ha firmato, rendendo legalmente efficace quanto stabilito in sede di trattative con De Laurentiis e il suo manager, Federico Pastorello. Le parti, per la verità, s’erano già strette le mani prima della fine dell’anno 2012, ma il giocatore non era ancora stato convocato per firmare materialmente: è accaduto, non resta che programmare il futuro. Non resta che continuare a lavorare con Mazzarri e con i colleghi di una squadra che Morgan ha visto crescere sin dall’alba dell’era Donadoni, il primo tecnico ad averlo allenato in azzurro, seppur per pochi mesi. Poi, il cambio in panchina e l’inizio di una saga meravigliosa che lo ha visto super protagonista in campionato, in Champions, in Europa League e poi in Coppa Italia.
LA CARRELLATA – Dal San Paolo a Pechino, nella sfortunata finale di Supercoppa, passando per Anfield, Stamford Bridge, l’Allianz Arena, l’Etihad. E poi, il Mondiale in Sudafrica e l’Europeo di Polonia e Ucraina, e soprattutto le lacrime sul prato dell’Olimpico dopo la conquista della Coppa Italia: Juve al tappeto, Napoli e De Sanctis in paradiso. Che galleria, che carrellata di emozioni: il rinascimento napoletano – dopo il fallimento – è stato scritto anche dalla sua mano. Dalle sue mani. E ora? Fermarsi? Macché, non è in calendario. Davanti ci sono ancora coppe, campionati e sogni con le maglie azzurre: quelle del Napoli e della Nazionale, con cui chiuderà il cerchio di una splendida esperienza in Brasile, nel 2014, con il Mondiale. A 37 anni. Infinito.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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