Chi ha letto alcuni dei miei editoriali, sa benissimo quanto ami la storia; partendo dalla convinzione che ciclicamente tutto ritorna e si rinnova, vorrei spostare l’attenzione su due personaggi: il primo è Carlo Pisacane, patriota napoletano morto durante il risorgimento italiano, e il secondo è Fabio Pisacane, calciatore napoletano della Ternana, una sorta di eroe moderno. Da Pisacane a Pisacane; il primo che volle provare a sovvertire il potere nell’Italia meridionale, sposando le idee mazziniane di un’Italia libera, e il secondo che vive in un’Italia in cui non sempre viene riconosciuto il giusto merito. Cosa meriterebbe il meno celebre Fabio, chiederete voi, eccovi accontentati: “Mi dispiace perché sono stati usati due pesi e due misure: senza nulla togliere a Farina, perché si parla di lui e non di me, che l’ho fatto per primo? Ho provato a darmi una spiegazione, ma spero non sia quella giusta: ho pensato che risaltare il gesto di un ragazzo dei quartieri Spagnoli di Napoli non sarebbe stato facile; la mia città viene sbattuta in prima pagina solo quando c’è da parlare dei camorristi o dei rapinatori di rolex.” Sono le sue parole rilasciate nell’ambito del calcio scommesse; allorquando venne avvicinato da un dirigente del Ravenna che gli chiese di “condizionare” il risultato del match. Pisacane rifiutò ancor prima di Farina del Gubbio; la sua domanda è perché? Porque? Perché sottolineare un gesto ed ignorarne un altro? Le parole di Pisacane sono vere e allo stesso tempo colpiscono come un pugno nello stomaco: perché Napoli deve essere considerata solo in vesti negative? Media nazionali non fanno che alimentare queste credenze, ed ecco che il luogo comune è dietro l’angolo: numerosi programmi televisivi, di emittenti diverse, nell’ambito del calcio-scommesse raccolsero tantissime opinioni; celeberrima fu il commento di un tifoso atalantino che disse “noi non abbiamo i boss dietro la porta, noi” chiara la volontà di attaccare Napoli e conseguenzialmente il Napoli, quando la società non c’entrava nulla. Ed ecco che la storia ritorna: Cristiano Doni viene riconosciuto come uno dei responsabili di questa grossa rete internazionale di scommesse illegali, e il Napoli ne è completamente estraneo. Ancora i media sono responsabili per quanto stia dilagando ed infangando il nome di Morgan De Sanctis, un video che raccoglie un gesto di stizza e liberazione al momento del gol di Cavani durante Napoli – Lecce; un gesto che sa di liberazione ma che dai malpensanti viene visto come un gesto di rammarico e frustrazione … Questo video pone degli interrogativi, domanda “perché”; insinua o cerca di insinuare dubbi, solleva polvere, ma alla fine non dice nulla e lascia le risposte al pubblico. La sensazione che traspare, che provo, è quella che in Italia, e specialmente quando si parla di Napoli e del Napoli, si cerchi la notizia a sensazione: IL SENSAZIONALISMO. Che bella parola: una parola che raccoglie tanto ma non contiene nulla se non aria. Questo sensazionalismo fa male, ma quello che fa più male è vedere come chi ha il potere di sminuirne l’efficacia non muova un dito: Napoli è una delle culle della cultura: è terra che ha regalato al mondo scrittori e poeti oltre che attori che mai potranno morire; ha forgiato moltissimi giuristi , filosofi e giornalisti dei secoli precedenti. Chi ha il potere di contrastare questo “sensazionalismo” deve muoversi ed evitare che spesso e volentieri presenzino, all’interno di trasmissioni sportive, personaggi lontani dal mondo partenopeo: il video che solleva dubbi sulla professionalità di De Sanctis, è stato raccolto da un giornalista romano e sarebbe dovuto poi esser mostrato dallo stesso negli studi televisivi durante un trasmissione condotta a Napoli per rivolgere al pubblico domande su questo e sulle misteriose rapine subite dai calciatori del Napoli: a suo dire il video sarebbe stato poi “manipolato”. Tuttavia il dado è ormai tratto: ecco che il “sensazionalismo” marcia su questo episodio e sottomette Napoli da un punto di vista umano; diviene “merce facile”, alla mercè di chiunque… Dulcis in fundo un articolo di Panorama “Calciosospetti alla napoletana”: parte dalla doverosa iscrizione procedurale al registro degli indagati di Matteo Gianello e alle intercettazioni di Cannavaro e Mascara, da cui sembra essere risultato nulla di rilevante, per lanciare accuse velatamente taglienti. Chi scrive e chi pubblica notizie, deve assumersi la responsabilità di quel che dice, non si possono fare semplici domande, soprattutto se poi non hanno quel sapore. Il “sensazionalismo” fa male alla Napoli della cultura: fa male a quei giornalisti che curano gli interessi della città e della squadra sportiva, troppo spesso ignorati da chi organizza i vari salotti televisivi. Quando cesserà questa sottomissione editoriale? Quando si cercherà di rintuzzare questa sottomissione mediatica? Quando si cercherà di respingere questi famosi “capitan ovvio” e si cercherà di dar voce a quante persone che fanno della notizia, ma quella vera e non quella “sensazionale” il loro pane quotidiano? Finchè prevarrà questo atteggiamento di manifesta subalternità, le cose non cambieranno, e ci sarà sempre il luogo comune dietro l’angolo: la storia ci presentò un Carlo Pisacane che morì per mano dei suoi stessi cittadini; un patriota troppo maturo per un popolo ancora acerbo; Fabio Pisacane ci mostra invece come il senso di giustizia e lealtà sia ben conosciuto dai napoletani, stanchi ormai di subire processi mediatici. Fabio chiede la giusta protezione mediatica, ora che ha avuto il coraggio di confessare le avances giuntegli, ma non si aspetta premi o convocazioni: gli stessi premi o agevolazioni che non si è aspettato e non si aspetterà di ricevere il Napoli, che in 7 anni è tornato a calcare palcoscenici internazionali, vincendo e conquistando tutto sul campo e non in sedi legali. Gli attacchi subiti dai giocatori fanno parte, forse, di un azione volta ad intaccare un’isola felice: mai il Napoli ha goduto di tanta solidità finanziaria e suscita le invidie di molti degli addetti ai lavori; ma per quanto il vento possa ululare forte, una montagna non potrà mai piegarsi ad esso.
A cura di Francesco Gambardella
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