Il nuovo Napoli segue la logica di Pitagora o, come sarebbe più bello e romantico credere, della vecchia e cara tabellina di antica memoria. Già, Benitez la “pitagorica” la pratica nell’elaborare i suoi celebrati software, che sono diventati applicazioni per tablet, e soprattutto nelle già numerose relazioni con la sua nuova squadra. Ha, infatti, cominciato a parlare con gli azzurri, iniziando da un numero, ovvero dalla chiacchierata col numero uno del Napoli: il portiere, al secolo Morgan De Sanctis. Benitez tesse così con ordine aritmetico la rete di rapporti che costituiranno, da qui a poco, la vera forza del gruppo.
C’è stata un’intensa telefonata tra Rafa e De Sanctis, l’allenatore ha dialogato con uno dei giocatori più rappresentativi, l’intento è quello di tastare il polso e innanzitutto gli umori e capire man mano lo spirito della compagine. In questo modo Benitez entra nei meandri di un gruppo calcistico, che negli ultimi anni ha fatto della fermezza nell’inseguire gli obiettivi e della comunità di intenti, i propri punti di forza. Un confronto rilassato ma pure minuzioso – per nulla breve, lascia trapelare qualcuno dello staff tecnico -, nel quale allenatore e portiere si sono conosciuti e soprattutto hanno ribadito la stima reciproca. Uno scambio di battute in spagnolo. Lingua madre del tecnico madrileno, che ancora non mastica bene l’italiano, e lingua adottiva di De Sanctis imparata e parlata correttamente nella sua permanenza (dodici mesi) al Siviglia.
Appare evidente come il neo allenatore voglia far sentire la propria presenza e vicinanza al gruppo storico del Napoli. De Sanctis sarà il perno centrale della difesa. Quindi per il portiere del secondo posto e della coppa Italia niente Sunderland, nessuna Roma o Inter e soprattutto nessun addio vicino. Il Napoli – nelle intenzioni di Benitez – deve gradatamente diventare la squadra più affamata, più motivata d’Italia, gli azzurri quest’anno hanno di nuovo la Champions League da disputare. Si deve programmare il lavoro non pensando solo al campionato, ci sono più rischi di infortuni e diventa obbligatorio ricorrere anche a più rotazioni in campo. Per questo, il Napoli non assomiglierà a quello di una volta, quando erano quattordici o poco più i titolarissimi e poi c’erano le riserve. Ne dovrebbero guadagnare la compattezza e l’intesa, e forse anche il senso di appartenenza, il famoso “spirito di squadra”. Il nuovo corso napoletano sarà una combinazione di motivi non solo tattici, ma di tanti altri fattori, cominciando dai nervi per arrivare ai muscoli sino alla vera forza del gruppo che sarà nella testa.
Fonte: IlMattino.
La Redazione.
D.G.
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