Tenetevi forte: perché in quelle mani che s’allungano sul futuro, c’è la voglia matta di stropicciare il destino, per cullarselo poi dolcemente. Meno sei, ma che fa: perché ora che il gioco si fa (veramente) duro, i duri si rimettono a giocare per dare un senso più compiuto alla propria stagione, per tinteggiarla ulteriormente d’azzurro, per sbriciolare le ultime resistenze e riuscire a decifrare gli scenari all’orizzonte. Meno undici: e allora, avanti tutta, volando (da un palo all’altro) sulle spalle di Morgan De Sanctis, sulla sua fame indomabile, sul desiderio sfrenato di arricchire ulteriormente la personalissima bacheca che emerge via etere, nel salottino allestito da Radio Marte, e poi d’infiocchettarla a modo suo. I numeri 1 non conoscono mezze misure.
LA RISPOSTA – Ma il mese della verità sta per arrivare e ora siamo quasi alla resa dei conti: Madame ha la distrazione della Champions e al Napoli toccano in sequenza il Chievo, l’Atalanta, il Torino e il Genoa: «Per restare immuni da spiacevoli sorprese, va tenuto un passo da primato. Noi sappiamo che la Juventus è a più sei e che chi insegue è a meno cinque: nel giro di cinque-sei gare sarà possibile capire il valore reale di ognuno, dunque, anche il nostro. Per ora, la Juventus merita il primo posto e noi il secondo; mi stupisce il settimo della Roma. Per quanto ci riguarda, sono ottimista: ancora oggi non riesco a spiegarmi il 3-0 al San Paolo contro il Viktoria Plzen. Quelle due sconfitte hanno intaccato il nostro umore, ma ora ci siamo rituffati in campionato».
CALMA, GENTE – Il passato è alle spalle ma certe ferite restano e le cicatrici spingono De Sanctis a togliersi sassolini che facevano nelle scarpe, in quei guanti sgualciti dall’amarezza: «Personalmente, ho vissuto esperienza paradossali: per l’episodio di Napoli-Lecce, ad esempio, ho dovuto giustificare qualcosa di assurdo. Ed ho dovuto agire legalmente, perché sono stato toccato nei sentimenti, nella mia serietà. Questa è una città straordinaria, con tifosi speciali: io sono certo che i nostri sostenitori ci apprezzino, sanno cosa si nasconde dietro questa eccellenza che è il Napoli e che va salvaguardata. So anche che se un giorno dovessimo vincere lo scudetto chi ora storce il muso per il secondo posto ci direbbe avrebbe qualche appunto da muovere, magari dicendo che avremmo dovuto stravincere con dieci giornate d’anticipo».
RINVIO… – Napoli è ‘na carta appena firmata ( «il biennale è stata una grande manifestazione di stima e motivo d’orgoglio: darò sempre il massimo» ), Napoli è pure qualche sospiro sui suoi rinvii («faccio questo mestiere da anni e, lasciatemelo dire con un pizzico di presunzione, mi ritengo uno dei migliori interpreti del ruolo. Non condivido l’atteggiamento di chi al decimo di gara già inizia a mugugnare»); Napoli è una crisi offensiva ( «ma Edi stia tranquillo, ultimamente ho sentito barbarie sui suoi confronti: ma lui sta dimostrando di essere un fuoriclasse anche fuori dal campo» ); Napoli è malinconia ( «Lavezzi è stato uno dei migliori compagni avuti un venti di carriera: disponibile e altruista e mi manca molto come amico») ; Napoli è una scugnizzeria ( «Insigne sarà uno dei grandi top player italiani» ). Napoli è casa De Sanctis: «Mi sento napoletano come le mie figlie. Qui c’è una marcia in più. Impegniamoci per una città migliore. Voglio chiudere qui la mia carriera. Saremo tra i migliori anche in Europa».
A.S.