I numeri raccontano sempre la verità. Lo scorso anno il Napoli è stata la seconda miglior difesa del campionato, dietro al Milan e in coabitazione con la Lazio.
Adesso, dopo le prime sette gare stagionali, gli azzurri hanno incassato appena quattro gol e da tre partite consecutive il portiereDe Sanctis mantiene inviolata la sua porta. Per l’estremo abruzzese quella di San Siro è stata la 97a presenza con il Napoli, una in meno di quante ne ha collezionate Giuliano Giuliani, uno dei protagonisti del secondo scudetto. Per provare a vincere il terzo tricolore serve, innanzitutto, una retroguardia di ferro e nel primo ciclo terribile di questa annata è stata proprio la difesa il segreto della squadra di Walter Mazzarri. Anche perché i corazzieri azzurri sono i primi ad impostare la manovra e dunque, a differenza del passato, non si limitano più soltanto alla marcatura degli avversari. Sovente è capitato di vedere Totò Aronica, ad esempio, proporsi nella metà campo offensiva o Paolo Cannavaro uscire palla al piede dalla sua area di rigore, anche se dei tre tenori della difesa quello con maggiore licenza di attaccare è l’argentino Hugo Armando Campagnaro.
Campagnaro Finalizzatore Quest’estate, il «Toro di Cordoba» sull’argomento si espresse così: «I gol li ho sempre fatti, ma lo scorso anno Mazzarri mi diceva di rimanere dietro anche sugli angoli a favore. Gli chiederò di poter andare a saltare anche io». Detto, fatto. Così è nato il gol di Cesena, mentre contro l’Inter sabato sera l’argentino dalle spiccate doti offensive si è ricordato di quando ad inizio carriera galoppava sulla fascia e ha bruciato sul tempo il giapponese Nagatomo e il connazionale Samuel per ribadire in rete il rigore parato da Julio Cesar ad Hamsik. Difficile a questo punto comprendere come mai non uno bensì due commissari tecnici non si siano accorti di lui. Sia Prandelli che il suo collega argentino Sabella continuano ad ignorarlo, per la gioia di Mazzarri e dello staff medico azzurro che è sempre molto attento alle condizioni fisiche di Hugo, viste le sue delicate fasce muscolari.
Cannavaro Eccellente In Nazionale meriterebbe di andarci anche Paolo Cannavaro, monum e n t a l e contro l’attaccante Pazzini nei 90′ contro l’Inter. Il capitano ha lasciato solo le briciole all’attaccante più in forma del momento, dopo aver fatto lo stesso con punte del calibro di Rossi, Jovetic, Dzeko e Pato. Con il Chievo non c’era e Moscardelli ha avuto vita facile. A Verona, il Napoli ha pagato proprio gli esperimenti fatti in difesa, dove l’unico «titolarissimo » a scendere in campo è stato il centrale ex Messina e Reggina Aronica.
Aronica Onnipresente Proprio Totò, con il contratto in scadenza a giugno prossimo e in procinto di andar via quest’estate (durante il ritiro precampionato a Dimaro si p a r l a v a con insis t e n z a d i un s u o probabile addio), è diventato inamovibile. Sin qui, non ha saltato neppure una gara (con la Fiorentina è entrato dalla panchina per sostituire Fideleff) e il suo rendimento è stato sempre elevatissimo. «Mi manca solo il gol», ha scherzato in settimana. Quello che, invece, ha ritrovato Christian Maggio. L’ex doriano è stato l’uomo in più della sfida di San Siro. Il riposo forzato cui è stato costretto a causa di un problema muscolare deve avergli giovato perché il suo strapotere fisico ha letteralmente fatto la differenza prima contro Obi, in occasione del rigore, e poi contro Nagatomo, nell’azione del 2-0. Con Zuniga sulla sinis t r a , Maggio si concede qualche sgroppata in più visto che il colombiano è bravo nel ripiegare in difesa. Adesso, però, è pronto a fare qualche passo indietro perché Prandelli in Nazionale preferisce impiegarlo da terzino, nel ruolo che Christian ha ricoperto sino all’incontro con Mazzarri, che lo ha trasformato in goleador».
La Redazione
C.T.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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