E alla fine tra le mani, in quei guanti, restano i granelli di sabbia di una clessidra impietosa: meno uno, ma senza potersi girare tra le dita il destino, sfilato via in quell’ora e mezza che brucia sulla pelle e nella testa di un De Sanctis avvolto in una nuvola amarissima. «E’ una brutta mazzata, lo è stato soprattutto dopo il 2-0 di Rubin, che ci ha messo in ginocchio».
La festa è quasi finita e in quel ruzzolone sull’erba avvelenata del «Dall’Ara» c’è la rappresentazione scenica d’un dolore che comprime, che deprime e che però va scacciata via con un’uscita kamikaze per evitare di restare vittima. «Il progetto Napoli va avanti, non vorrei si dimenticasse il passato. E’ stata una partita stranissima, dai due volti: nel primo tempo abbiamo fatto bene e creato tanto, siamo stati sfortunati nel fallire le occasioni-gol prodotte. E poi, alla prima incursione, il Bologna ha segnato».
LA SPERANZA – L’ultima a morire è quella chanche concessa dall’aritmetica, l’opnione assai labile da andare ad incastrare nell’epilogo d’una stagione da consumare tra il San Paolo, il Massimino e l’Olimpico di Roma, un sudoku o un rompicapo, un esercizio complicato in cui De Sanctis decide di cimentarsi con l’ottimismo della volontà: «Io continuo a pensare positivo, perché visto quello che è successo nelle ultime giornate, con squadre motivate, c’è la possibilità che si stravolga ancora la classifica. Chiaro che in questo momento, a caldo, domini un pizzico di smarrimento, soprattutto ripensando a quei quarantacinque minuti iniziali in cui abbiamo avuto le opportunità per passare in vantaggio. Però…».
LA SORTE – A volte basta poco per trasformare la propria esistenza e in quel film della memoria che ora snocciola Bologna-Napoli e riproduce i replay a ritmo incalzante, le concause del ruzzolone che spinge il Napoli dalla Champions in Europa League è un coltello che rigire nelle piaghe d’una squadra capace di recitare da protagonista per nove mesi e scoprire ch’è stata una terribile illusione: «La prestazione l’abbiamo fatta e a lungo, siamo stati capaci di reggere ritmi alti, di arrivare nell’area dei rossoblù cinque o sei volte; siamo onesti e siamo i primi a riconoscere che la ripresa l’abbiamo affrontata sotto tono, certo non a livello della prima parte della gara; e sappiamo anche di aver lasciato troppa libertà a Diamanti. Lo stop è brutto ma il responso definitivo non è ancora arrivato e in questo finale di stagione non è stato ancora scritto. Intanto, penseremo a vincere la partita con il Siena; poi vedremo come sarà andata Catania-Udinese e Lazio-Inter, due sfide terribili».
RIALZARSI – La musichetta che piaceva tanto, quella ninna nanna ascoltata e canticchiata, è il tormento d’un pomeriggio divenuto insostenibile, con gli occhi che tradiscono il pensiero e l’orgoglio riemerge dopo aver raschiato il fondo d’un barile in cui c’è arsenico in dosi massicce: la Champions, l’indimenticabile magia vissuta con Manchester City e Bayern Monaco, con Villarreal e Chelsea, è appesa a filo di cotone, ma il futuro è d’un azzurro che De Sanctis rafforza con pennellate di saggezza: «Vada come vada, è stata una stagione positiva. Il Napoli è un progetto serio, importante, che ha continuità a livello internazionale. C’è la possibilità di crescere e, dovessimo andare in Europa League, bisognerebbe onorarla. Quel che accadrà adesso è impossibile prevederlo, ma i giocatori possono anche cambiare però il club sarà sempre più forte ed organizzato».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.