La domanda che sorgeva spontanea: perché? Il peggior attacco, alla difesa, era nei numeri: una rete dalla Juventus, e vabbè; due a Verona, due dall’Atalanta e infine tre dal Torino. Otto gol in quattro partite, tanti e anzi troppi per chi ne aveva presi ventuno in venticinque, viaggiando (praticamente) al ritmo della Juventus. Il mese orribile (statisticamente) cominciato con Madame s’è chiuso nel sabato Santo e domenica, miracolo, la porta s’è chiusa di nuovo.
PREFAZIONE – Le storie poi ricominciano e lo slancio d’entusiasmo, all’ingresso in campo, l’ha offerto De Sanctis, quel simpatico guascone che s’avvia verso la curva A e la arringa, la incita, la esorta ad andare oltre, la carica, la scatena e con lapplauso scrosciante che piove dall’alto si rigenera, scaccia i fantasmi, si riprende i pali e li governa: un minuto e via, un volo sul tiraccio di Bertolacci; due minuti e passa, deviazione su Kucka. La paura fa novanta minuti di sicurezza assoluta, una scarica di freschezza su quei sedici metri abitati dalle streghe e l’inviolabilità garantita dopo quattro giornate amare, chiuse a rivedere i dettagli, a scorgere l’errore, a radiografare passo dopo passo i movimenti, le diagonali, le coperture: è il calcio.
POSTFAZIONE – Casa, dolce casa: il San Paolo torna ad essere un bunker e il successo sul Genoa è una soddisfazione collettiva, che non lascia malumore in alcuno: sesta partita interna senza subire gol, una settimana depurata da qualsiasi annotazione dialettica (e tattica), la possibilità di andare incontro al Milan avendo la testa libera da qualsiasi contaminazione, la capacità di accrescere l’autostima, di decodificare ciò ch’è successo in passato archiviandolo come «incidente normale di un percorso accidentato» . E’ la serie A.
IN DINO VERITAS – Ma i numeri hanno un’anima assai nobile, condiscono la serata di Morgan De Sanctis con un altro (l’ennesimo) particolare assai rilevante, elevano le stagioni napoletane del numero uno di Guardiagrele al livello d’un mito qual è stato (e qual è) Dino Zoff, un numero 1 tra i numeri uno per l’eternità: centroquarantatré presenze in campionato valgono l’incursione nella classifica degli azzurrissimi di tutti i tempi al fianco di quella leggenda del calcio cresciuta al San Paolo e addobbano con un ulteriore certificato di garanzia il quadriennio d’un portiere che s’è appena lasciato alle spalle le porte della Nazionale per tenere sbarrate quelle del Napoli almeno per un biennio ancora: «Sogno di chiudere qua la mia carriera».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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