Allegri, il Pirata “barbarossa ” è tornato. Sì, certo, anche un avvertimento al coach rossonero, oltre che un chiaro segno di giubilo. Morgan De Sanctis è più che mai voglioso e sicuro. Di opporsi anzitutto, e con tutto se stesso, alla forza d’urto di un Diavolo che le proverà tutte per irretire gli azzurri. Il Pirata campione di schiettezza, nonché dall’ineccepibile professionalità, sarà stasera l’ultimo baluardo di una difesa non sempre impeccabile, non sempre (ma il più delle volte) all’altezza della situazione. Ma, tant’è, si parla di uomini e non di divinità, di atleti cui è naturalmente concesso di errare, provando a non sconfinare mai nella perseveranza. E sin qui ci siamo.
LA SECONDA – Cosa si può dire infatti alla seconda difesa del campionato (29 gol subiti a fronte dei 34 del Milan) se non che sono stati più che bravi, lodevoli. Naturalmente Morgan compreso. Tutto il resto, quello prodotto cioè da chi ama andare a caccia di peli nelle uova, sarebbe solo gratuito discredito. Ma soltanto fine a se stesso, poiché va di nuovo sottolineato che su questo argomento anche i numeri si esprimono in maniera inequivocabile.
IL NO – Napoli-Genoa 2-0. Morgan è tornato pieno di verve, con la sua illimitata fiducia sulle possibilità della squadra, trasmessa al reparto intero, e ricambiata. Morgan è tornato, dopo la tribuna di Torino (complice un acciacco al gomito), dopo il no alla nazionale, meditato ma non tragico. «Largo al nuovo che avanza (ai Marchetti e Sirigu nella fattispecie), è tempo di dedicarmi con tutto me stesso al Napoli» . E la cosa, ad onor del vero, s’è già avviata per il verso più giusto che si potesse sperare. Un paio di parate in abbrivio (e lì fu il Genoa) dopo aver arringato alla sua maniera una curva A, che non ha tardato a raccogliere l’invito. Applausi e cori di incitamento, il Pirata così s’è caricato, murando la porta. Quella porta che, a partire da Napoli-Juve, era stata violata per quattro match di seguito (a Torino però c’era Rosati) e per ben otto volte.
IL MOMENTO NO – Già archiviato, se possibile, tutto ciò che ha originato fastidiosi sciami di critiche nei suoi confronti. Certo, nell’operato più recente di Morgan (che ha raggiunto la leggenda Zoff in campionato con 143 presenze) vanno ravvisate alcune sbavature (anche esiziali), ma ciò non deve mettere assolutamente in discussione il più che prezioso ruolino di marcia di un “number one” che in tre anni, nove mesi e tredici giorni di Napoli, ha svolto un lavoro pressoché impeccabile. Dai campionati, alla Champions e la Coppa Italia. E poi anche sul terreno del confronto con se stesso, i tempi di reazione del portierone dalle mani sempre più azzurre (sino al 2015), sono eccellenti. E’ bastato poco per ritrovarsi.
IL MOMENTO GIUSTO – E’ caldo e pure giusto, il momento. Si va dal Diavolo, stasera travestito da Nettuno. Con quel tridente puro e appuntito (Niang, Pazzini, El Shaarawy), orfano di Balotelli, ma pur sempre spauracchio da prendere con le opportune cautele. Potrebbe essere il momento giusto perciò, per raggiungere la massima sintonia con il tridente difensivo (stavolta azzurro) a sua volta “in progress” , sia da un punto di vista fisico che mentale. Per ribadire che lui è quello di sempre, con le idee sempre più chiare e pugni ben saldi da opporre al Diavolo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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