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De Sanctis e Aronica centenari e belli

Contro il Catania entrambi gli azzurri arriveranno a quota cento partite

Cento di questi giorni. Anzi: cento di queste maglie. Morgan De Sanctis e Totò Aronica, infatti, domani pomeriggio entreranno ufficialmente nel club dei Centenari azzurri dell’era De Laurentiis. A loro Paoluccio Cannavaro, che, dall’alto delle sue duecento e più presenze, di questo ristretto ed esclusivo club è il presidente, prima della partita consegnerà (idealmente, si capisce) targa di benvenuto e pergamena. 

IERI, OGGI E DOMANI – In nome di un passato recente che è già storia scritta, certo, ma anche e soprattutto per rimarcare un presente di tutto rispetto. Altro che “l’altro Napoli”, signori! Altro che coro alle spalle dei tenori! Del resto, se in otto match di campionato e tre di Champions League loro ci sono stati sempre, beh, ci sarà pure una ragione.
E infatti c’è. C’è che questi due giovanotti – va per il 34 il signor Totò e per i 35 il portierone – sono tra i protagonisti assoluti anche di questa stagione. Anche dell’ultima partita. Quella con l’Udinese. Non hanno forse pesato come un gol decisivo quelle due parate di Morgan mani d’oro sulle sciabolate maligne di Floro e Asamoah? E non era stata una perla pure quel rigore parato al “tedesco” Gomez? E che dire poi dell’ultima interpretazione del terzino, fatta di forza fisica e autorevolezza? Di tranquilla sicurezza e di “uscite” palla a terra da fare invidia ai piedi migliori dei migliori difensori? 

TRE TENORI E NON SOLO – D’accordo, nell’immaginario del pallone e quindi anche del tifo, saranno sempre quei tre che stanno là davanti più Maggio i tre o quattro moschettieri di Mazzarri, ma pure il Napoli che difende ha titoli e medaglie e pergamene da mostrare con orgoglio. E, ovviamente, storie da raccontare. Proprio come Morgan e come Totò.

TENACIA ARONICA – Il primo conoscitore di molti confini del pallone: dall’Italia alla Spagna alla Turchia; l’altro che pure in fatto di gavetta e sacrificio non s’è fatto mancare nulla nella sua carriera. E pensare che stava per andare via. Al Bologna. Nell’affare Britos, ricordate? Due anni di buon contratto con un club di A chi non è più proprio un ragazzino non può rifiutarli.
E invece Totò Aronica, roba solo di tre mesi fa, ebbe la forza, il coraggio di spingere più in là quel contratto che gli avrebbe dato certezze per altre tre stagioni: quella in corso più altre due. « No, grazie », disse il siciliano di Palermo. « Mi sento parte di questo progetto e, mi dovesse toccare anche la tribuna, resto », disse, rischiando sulla propria pelle, sul proprio portafoglio (a giugno prossimo la scadenza del suo impegno con il Napoli) e magari sollevando in qualcuno anche qualche disappunto.
Poi, strizzando l’occhio a qualche amico, aggiunse: « Vedrai, come sempre alla fine sarò io a giocare ». Per carità, non c’era ombra di macumba verso Britos (ancora out per un infortunio serio, ma in via di soluzione) in quelle sue parole, però così è successo. Stopper di sinistra, centrale di difesa, all’occorrenza anche laterale mancino a centrocampo, Aronica. Buono per più ruoli, esecutore alla lettera degli ordini di servizio dell’allenatore, Totò s’è piazzato in campo e non se n’è andato più. Per sua fortuna, ma anche per quella della squadra. Con tanti saluti anche all’altro giovane mancino Fideleff. 

IL PORTIERONE – E De Sanctis? Lui il suo programma l’ha dettato già: « Voglio resistere a lungo. Mi piacerebbe giocare sino a quarant’anni e vorrei farlo qua, con questa maglia. Sì, vorrei che questa del Napoli fosse la mia ultima casacca », racconta il portiere che sembra aver scoperto finalmente la sua città ideale per giocare a calcio. Per sentirsi protagonista in campionato e anche in Champions e che quest’anno, a Pescara, anche grazie al Napoli ha ritrovato i brividi dell’azzurro della Nazionale. Domani, per lui che di casacche è un collezionista, anche la centesima maglia da napoletano. Un veterano a caccia di quel successo che gli permetterebbe di varcare la soglia della Hall of Fame dei portieri azzurri. Dove per entrare bisogna chiedere il permesso a Zoff.  

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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