Count down: e però, mentre s’ode il tic-toc dell’orologio, in quelle centocinquantadue sfumature d’azzurro che compongono l’ultimo capitolo d’un romanzone cominciato a scrivere in tenera età, c’è nascosto lo specchio della propria esistenza da sfogliare tutto d’un fiato.
Napoli-Pescara: e quando sennò? Perché quando ancora il San Paolo restava un sogno racchiuso nell’infinito, Morgan De Sanctis si intrufolò nella personalissima favola e si vestì da piccolo principe: diciassette anni e un futuro praticamente sulle spalle, mani in cui ingabbiare i desideri e alle spalle una porta attraverso la quale definire il destino.
BIMBO PRODIGIO – Era già tutto previsto, eh sì: perché nulla nasce dal caso e quando in un Pescara-Venezia caddero prima il titolare e poi la sua riserva, il giovanotto decise d’inviare un messaggio chiarissimo alla compagnia, di andarsene tra i pali con quell’esuberanza ch’è carattere, di scrutare Bobo Vieri negli occhi e poi di strapazzarlo parandogli un rigore. Queste son storie e quelli eran soldi veri, un miliardo e mezzo delle vecchie, carissime, indimenticabili lire: ci compravi una fortuna, nel 1997, oppure Morgan De Sanctis, vent’anni appena, un fisico statuario, un carattere mica da poco, il senso pieno dell’autorevolezza. Per Madame, c’è il giovin signor: e a mezzogiorno, mentre Napoli-Pescara starà per cominciare, vogliate che tutto resti nello stress da prestazione, nella tensione della vigilia. Macché!
L’ARCOBALENO – Perché di quei dì c’è rimasto un film che la memoria rimanderà in onda, ripartendo da Guardiagrele, dai viaggi in auto, dagli straordinari fatti sui libri di scuola per non perdersi una lezione allo Scientifico, né un allenamento con il Pescara; perché di quell’epoca, nulla va cancellata, né rimosso, né scacciato via: tre lustri e c’è ancora una porta da chiudere, all’infinito: «Sogno di chiudere la mia carriera qui, nel Napoli. E sogno di farlo a quarant’anni». Detto e (quasi) fatto: e mentre il calendario avvolge pure il 2012, la sua quarta stagione partenopea, il San Paolo un teatro per la memoria, per ripensare ai sacrifici e alle sfide, ai sette anni con l’Udinese ed all’addio tumultuoso che lasciò il segno, alla precarietà di Siviglia – otto gare appena – combattute standosene in un ristorante d’amici napoletani che alle pareti avevano sistemato guaches dell’Ottocento, il Vesuvio in lontananza, e la malinconia in agguato. «E’ quella la squadra che inseguo da quando ero bambino, da quando venni folgorato da Maradona». Ma non tutte le strade portano a Napoli e prima che all’improvviso Pierpaolo Marino lo sradicasse dal contratto spagnolo, un giretto in Turchia, al Galatasaray, per non negarsi nulla, per conoscere il mondo e tenerselo poi stretto tra i guanti.
REVIVAL – Ma la scintilla è adesso, rivedendosi in quelle diapositive che gli scivoleranno dinnanzi agli occhi, mentre arriverà il momento di incamminarsi verso il campo, con la campanella dell’arbitro che squillerà e scatenerà i ricordi: Napoli-Pescara è la partita di Morgan De Sanctis, l’ora e mezza in cui ogni frammento di se stesso verrà collocato al proprio posto; un dolcissimo archivio per conservare i dettagli più disparati e proiettarsi lontano, destinazione eternità . «Perché io voglio chiudere la mia carriera a quarant’anni e voglio farlo qua». Count down.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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