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De Sanctis, adesso ci sarà solo il Napoli

Il portiere abruzzese ha deciso di lasciare la nazionale per dare spazio ad estremi difensori più giovani

Se ne va. Un momento però, se ne va ma resta pure, su questo non ci piove. Nel senso che dismette una delle due maglie azzurre, quella della nazionale, per fasciarsi ed avvitarsi sempre più nell’altra. Quella del suo club. E perciò, andiamoci piano. Poiché lui non è solo guardiano di porta, ma anche faro che illumina il campo e spesso le menti dei compagni. Con quei pensieri (quasi) sempre positivi, con quel suo fare schietto, coerente, espressione di profondo attaccamento al colore (azzurro), e soprattutto di integrità morale.

C’E’ POSTA PER TE – Ma Morgan De Sanctis da Guardiagrele non è solo guardiano, faro e parole assennate. E’ anche il ballerino coinvolgente che si esibisce sull’aereo dopo la trasferta “pirata” di Vila Real. E’ anche un entusiasta postino per il Pocho, a Parigi per consegnargli di persona con quell’aria un po’ così, fra il serio e il faceto (con tanto di valigetta e bavero di pelliccia in stile “commenda”), la maglia col 22 completa di firme di tutti gli ex compagni. Ma pure quello che ci mette la parola giusta per ridurre le tensioni in eccesso, e poi ci mette pure la faccia quando serve. Oltre a piedi e mani. Nel senso che non sa cosa significhi mandarle a dire.
ADIEU – Il definitivo commiato dalla nazionale di Cesare Prandelli nel giorno del suo 36esinìmo compleanno. A Malta, il giorno della partita, stavolta non uno dei suoi “teatrini”. Ma una convinta confessione ai microfoni di Rai Sport, con un pizzico di rammarico, e prendendo tutti di sorpresa: «Per me è l’ultima volta, voglio pensare solo al Napoli» dopo averlo rivelato nell’ordine, a Prandelli e poi i compagni che lo circondavano per gli auguri «Sì, mister, lascio. E’ giusto dare spazio ai più giovani, a Sirigu e Marchetti. E poi Gigi (Buffon) giocherà di sicuro per altri dieci anni. Me l’ha detto lui. Quindi non ho possibilità (sorridendo). Preferisco destinare tutte le energie alla mia squadra». Era nell’aria? Non tanto, ma evidentemente, se il Pirata è arrivato ad una decisione del genere, vuol dire che deve averla prima ben ponderata. Com’è d’altronde nel suo stile.
E MO’? – Saggio o lungimirante? Furbo o realista? Ci potrebbe essere un pizzico di tutto, in questo addio. Ma, se non vogliamo prenderla troppo alla larga, se vogliamo cioè arrivare all’essenziale, una cosa che gioca d’anticipo nella ridda delle considerazioni, è che Morgan, mai come adesso, ha bisogno di concentrare i due azzurri in uno solo. Arrivare cioè ad uno particolarmente intenso, per approdare in prima battuta a quell’unico e preziosissimo traguardo che può sublimare la stagione del Napoli. La Champions, ma senza passare del via (purtroppo però potrebbe saltare Torino per un problema al gomito durante gli allenamenti con la nazionale).
E POI – E poi naturalmente approfittarne per sgombrare il campo da quel genere di critiche tracimanti, quelle cioè che travalicano spesso e volentieri ciò che si vede in campo, ma soprattutto quello che esprimono i bilanci. Incertezze, uscite maldestre, rinvii al rallenty: senza star qui a fare le pulci al portierone azzurro, va detto in primis che anche il numero uno di una squadra può avere i suoi momenti “no”. E molti di quegli errori, ritenuti tali almeno, andrebbero ascritti ad un intero reparto arretrato che in qualche occasione di troppo abbassa lo “scudo” protettivo. Perciò, molto più spesso di quanto non si pensi, le “frittate” si fanno in gruppo.
PAROLE ED OPERE – Il Pirata Furioso di quel Siena-Napoli natalizio, con lo striscione della discordia (“La maglia va onorata”) dopo aver subito per due volte il Bologna, anche allora non le mandò a dire. Rispose piccato alla curva, ma il messaggio subliminale era sempre lo stesso: “ho il Napoli nel sangue”. Visto che poi quella maglia la lanciò in curva. Parole di affetto anche quando lasciò Siviglia, e pur giocando poco, sul sito della società: «Ringrazio tutti, tifosi compresi (che gradirono molto), non dimenticherò mai quest’esperienza». E poi fece di tutto per approdare al Napoli al rientro a Siviglia dopo la parentesi con il Galatasaray. Anche pagare una sorta di penale allo sponsor, per risolvere il problema dei diritti d’immagine. Per arrivare di corsa nella squadra dei suoi sogni.
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