Ha raccontato una cosa, Roma-Napoli. Anzi, l’ha ribadita con forza: quando firmerà il nuovo contratto fino al 2015 e arriverà l’ufficialità del rinnovo, Morgan De Sanctis sarà il miglior acquisto del mercato di gennaio. Super in genere, il portiere azzurro e della Nazionale; più del solito, domenica contro il tridente di Zeman: esplosivo, detonatore nelle gambe, adrenalina pura e un ventaglio di miracoli sventolato così, in faccia a chiunque gli capitasse davanti. Dritto o sdraiato. Compirà 36 anni a marzo, questo portiere? Beh, qualcuno dovrà pur chiedergli il segreto dell’elisir che ancora oggi gli consente di giocare ogni partita – tipo ogni maledetta domenica – e soprattutto di giocarla alla grande. Con lo stesso spirito e lo stesso piglio di quando aveva 17 anni e una passione divenuta ogni giorno più grande.
L’INCIDENZA – E allora, il racconto. Il racconto del grande show andato in scena domenica al San Paolo prima al cospetto di una curva, e poi ai piedi dell’altra. Certo, il mostro Cavani ha rubato la scena a suon di gol e giocate alla Cavani – perché ormai Edi è un metro di paragone -, ma gli interventi di De Sanctis hanno avuto eguale peso ed eguale importanza. A tratti maggiore incidenza, probabilmente: blindare la porta e non consentire alla Roma di pareggiare prima e farsi sotto poi, significa dare sicurezza a tutta la squadra e propiziare l’assalto.
APPASSIONATO – Parate, sì, che sono il suo mestiere, e poi tutta la serie di smorfie e di esultanze che sono tipiche del campionario di questo straordinario portiere: un concentrato di tecnica, eleganza, reattività e grinta. Un trascinatore. Uno che per il Napoli ha dato e dà ogni giorno – e ogni maledetta domenica, sabato o giovedì che sia – l’anima. Tifoso vero con un sogno nel cuore e un chiodo fisso nella mente: vincere ancora dopo la Coppa Italia. Una coppa riempita di lacrime sul prato dell’Olimpico: ha pianto in diretta, Morgan, come solo gli uomini tutto cuore e passione possono. Liberazione e gioia: tanti sacrifici, tanta sofferenza e finalmente un trionfo.
LA FIRMA – Per annunciare il suo rinnovo, dicevamo, manca un particolare: la firma sul contratto. Un carteggio che lo legherà al Napoli fino al 2015, secondo gli accordi raggiunti prima della sosta di Natale, nel corso di un incontro andato in scena direttamente con Aurelio De Laurentiis. Un contratto sacrosanto, verrebbe da dire: per le qualità fisiche e tecniche, De Sanctis è ancora uno dei migliori interpreti del ruolo in circolazione. E non soltanto in Italia. Ha tutto, dall’esperienza alla professionalità. E poco importa se il 26 marzo compirà 36 anni: davanti ci sono almeno altre due stagioni da vivere con il Napoli e poi la Confederations Cup di giugno e il Mondiale 2014 con la Nazionale in Brasile. Non è un caso se, dopo l’Europeo, il C.t. Prandelli abbia deciso di non includere Morgan nell’elenco degli uomini da sostituire: “Punto su di lui. E’ un elemento fondamentale del gruppo”. Parole di stima. Stima meritata.
ORA LA COPPA – La medesima nutrita anche da Mazzarri: 158, le sue presenze con il Napoli finora sin dal 2009; sempre presente in campionato, con l’unica eccezione della trasferta di Firenze con la Fiorentina della stagione precedente (attacco influenzale). Quest’anno, secondo gli accordi tra il tecnico e il suo portiere, a giocare la fase a gironi dell’Europa League sarebbe stato Rosati. Il vice. Bene: a partire dal 14 febbraio, però, e dunque dall’andata dei sedicesimi in programma al San Paolo con il Viktoria Plzen, in porta andrà De Sanctis. E in campo con lui il resto dei cosiddetti titolarissimi: senza la Coppa Italia, e con una serie A ancora da decifrare nelle pieghe più recondite, il secondo trofeo continentale è obiettivo primario.
MORGAN E GIGI – A suo tempo. Per il momento, De Sanctis continua la sua sfida a distanza con un collega e amico di sempre: Gigi Buffon. Una parentesi aperta all’interno della sfida madre tra Napoli e Juve. I numeri dicono che la difesa della Juve è ancora la meno battuta, con 13 gol, e che quella del Napoli, dopo un periodo di sbandamento e una serie di sbavature ed errori individuali, è tornata ad essere più solida: 19, il computo passivo. Di tempo per recuperare ce n’è: in fondo il girone di ritorno deve ancora cominciare. E De Sanctis non vede l’ora.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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