Morgan De Sanctis contro il suo passato. Ieri a Losanna il portiere del Napoli ha esposto le sue ragioni al Tas nel giudizio in cui l’Udinese reclama un risarcimento di circa 10 milioni di euro. Nel 2007 De Sanctis risolse in via unilaterale il contratto (grazie all’art 17 regolamento Fifa) dopo 7 stagioni in bianconero e si liberò per andare al Siviglia. In primo gradi la Fifa ha fissato in 3,9 milioni di euro l’indennizzo da liquidare al club friulano che era partito da una richiesta di 23 milioni di euro.
Le due linee
Il portiere (difeso dall’avvocato Vittorio Rigo e da Josè Maria Cruz) sostiene di dover restituire solo gli stipendi mancanti per un ammontare di 2 milioni (come era accaduto nel caso Webster). L’Udinese, invece, rappresentata da Franco Collavino e dai legali Jorge Ibarrola e Juan Crespo invoca l’opzione Mtuzalem, condannato a pagare 11 milioni perchè la Corte ha considerato il valore di mercato del centrocampista ora alla Lazio.
Prospettive
La questione suscita esteremo interesse proprio per capire l’interpretazione di una norma nata nel 2001 su ispirazione dell’Unione Europea, desiderosa di vedere applicati anche nel calcio i diritti di mobilità da tempo prassi nel mondo del lavoro. Occorre pazienza, però, per il verdetto previsto per l’anno nuovo.
Caso Pescara
Intanto la commissione vertenze ha stabilito che la Delfino Pescara 1936 deve restituire al Napoli 12 mila euro: cioè il contributo di solidarietà riconosciuto al momento del passaggio di De Sanctis dal Sivlglia al Napoli. Al club partenopeo, assistito dall’avvocato Mattia Grassani, è stato riconosciuto che il club in cui aveva giocato il portiere, cioè il Pescara Calcio, nel frattempo era fallito. Quindi la società di De Cecco non ha diritti in materia.
LA REDAZIONE
Fonte: Gazzetta dello Sport
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