Non ho mai preso in considerazione l’eventualità di non andare al Mondiale, anche perché la vivrei come una macchia sulla mia carriera». Daniele De Rossi, all’antivigilia dello spareggio di andata contro la Svezia, non usa mezzi termini. Il centrocampista della Nazionale è intervenuto in conferenza stampa con la consueta carica che lo contraddistingue. «Al nostro interno abbiamo fiducia, ma essendo una doppia sfida fondamentale vogliamo che tutta l’Italia ci sia vicino e lasci ogni campanilismo – ha aggiunto – voglio sperare che a nessuno tremino le gambe, anche se un pizzico di paura ci sta bene».
SANGUE E SUDORE – «Sono due partite che non si possono sbagliare. La posta in gioco è così alta che va bene il concetto di ‘sangue e sudore’ inteso come dare tutto sino allo sfinimento – ha spiegato il romanista – però ci vuole anche lucidità, organizzazione, tecnica e corsa. Se bastasse fare la ‘guerra’ in campo, tutti giocherebbero in Serie A e in Nazionale. Dobbiamo fare una partita intelligente: le qualità non ci mancano, e dobbiamo mixarle con l’attenzione e l’esperienza».
IL QUARTO MONDIALE – «Il fatto che la partita sia fondamentale, non cambierà comunque la forma del pallone, né gli uomini né le dimensioni del campo – ha continuato De Rossi -. Noi andremo a giocare una partita di calcio normalmente e non stravolgeremo il nostro modo di stare in campo. Personalmente sarebbe bello che arrivasse il mio quarto Mondiale, anche se adesso non so se lo potrò giocare da protagonista. Il Mondiale è un appuntamento che nessuno vuole perdere. Non andarci sarebbe qualcosa da non ricordare nel proprio curriculum».
«Ibrahimovic non c’è? Per noi è un vantaggio. Anche a 40 anni e con una gamba, Ibra non lo vorrei mai come avversario». De Rossi ha passato in rassegna gli avversari degli azzurri. «Alcuni di loro giocano in Italia, altri in Europa, la Svezia non è quindi una squadra sconosciuta, né una squadra materasso. Nello spogliatoio abbiamo grandissima fiducia, c’è la consapevolezza di essere più forti, anche migliori della Svezia, ma esiste anche quella paura che fa parte del calcio moderno, di un calcio che oggi è più aperto come confini. Bisognerà stare molto attenti». C’è l’ultimo precedente di Tolosa, Europeo 2016, che De Rossi ha ricordato così: «Fu una partita difficile contro un avversario che ci mise in difficoltà e che non ci dette sbocco offensivo. Ci deve far ricordare che possiamo batterli ma anche che ci sarà da soffrire».
Fonte: Corriere dello Sport
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