La materialità dei suoi gesti, plateali prese di posizione, recuperi e coperture, lo rendono un gladiatore, agli occhi dei giornalisti, il resto lo fa la sua barba da naufrago, ma Daniele De Rossi è un carpentiere. Uno tutto ingegno e precisione, che fa il lavoro sporco, tira su partite come palazzi, si occupa dello scheletro che tiene insieme tutto, gioca col pallone come se fosse calcestruzzo. In questo torneo europeo, Prandelli gli ha chiesto di coprire – per emergenza – un ruolo inedito di difensore e lui s’è tatuato il divieto di passaggio avversario, s’è piazzato dietro e ha fatto il suo dovere, per poi tornare al suo ruolo a centrocampo. Se l’è cavata bene, perché è uno che sa stare nella mischia, ha gettato le basi per le finezze di Pirlo e Montolivo, è la nostra assicurazione, senza il carpentiere De Rossi non ci sono le geometrie dell’ingegner Pirlo. Ha rischiato di fare un gran gol contro l’Inghilterra, e di saltare la Germania per via di un colpo al nervo sciatico, alla fine ha stretto i denti, preso chiodi, martello e filo di ferro, ed è andato in campo. Il ragazzo di Ostia che ora ha la barba da «Cast Away», è il calciatore sempre rintracciabile in campo, una sorta di cursore che si muove parallelo a Pirlo, e quando si stacca è per fermare gli avversari, davanti al suo mito Gerrard non ha sfigurato, anzi, è andato al di là, traboccante oltre gli orli del centrocampo. Con la Germania non stava bene, eppure ha inchiodato il passo al loro centrocampo. Le numerose partite e le vittorie non hanno cancellato l’irrequietezza della strada né l’insensatezza sbarazzina. Ha un agonismo da rugby, e ogni tanto gli scappa la mano, anzi il gomito, come i vaffa verso i ragazzetti: vedi Balotelli. Ma ci sta, lui è un reduce, uguale a Buffon che si incazza per gli stessi motivi, sono i calciatori che fecero l’impresa e sanno che se vuoi arrivare in fondo, e vincere, devi martellare martellare e martellare, e i chiodi sono i gol. Altrimenti non c’è impalcatura che tenga. E mentre i giovani sprecano, De Rossi va in chiusura obliqua, spegne i lanci avversari, spezza i ragionamenti, e dopo amministra la palla per Pirlo, che divide gli spazi e riparte. Il carpentiere De Rossi è un santo viandante di cui la ruvidezza della barba annuncia il verbo e la voglia insaziabile di prender palloni, porta corpo e ferite in giro per il campo, senza lamenti, né bende, solo foga, che ora controlla, diluisce, ha imparato col tempo, a furia di tirar su palazzi e tutti con vista su campo avverso.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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