Otto anni fa, l’11 settembre del 2004, Walter Mazzarri debuttò in serie A con la Reggina: fu 0-0 con la titolata Udinese di Spalletti (e di De Sanctis). In quella squadra c’erano l’attuale azzurro Mesto, Nakamura, Mozart, Bonazzoli e Gaetano De Rosa, elegante difensore cresciuto nel Napoli.
De Rosa, che ricordi ha di quella gara?
«Non eravamo al top e soffrimmo il caldo. Fu però un buon pareggio e, soprattutto, in quella Reggina era già evidente la mano di Mazzarri».
Primo match dopo un lungo ritiro in Trentino.
«Mazzarri impostò la difesa a tre, il suo marchio di fabbrica, ora imitata da molti. Dopo pochi giorni in ritiro mi stupì subito il suo metodo. Sorprendente anche la sua capacità di comunicazione: esprimeva i suoi concetti di calcio in modo chiaro che fu semplice seguirlo in allenamento. Aveva una grande capacità di infondere sicurezza in tutti i calciatori».
A partire da De Rosa, perno centrale della difesa a tre.
«Era meticoloso quando spiegava i movimenti e ci convinceva a credere fino in fondo nella sua filosofia di gioco. Spronava gli altri due difensori a provare spesso l’anticipo, lasciando a me la copertura sulle palle lunghe ed anche l’inizio della manovra. Era molto attento anche agli aspetti umani e psicologici: ti motivava e, quando era il caso, ti lasciava tranquillo».
Non l’ha sorpresa, dunque, che abbia raggiunto il traguardo delle 300 panchine in A senza esoneri.
«Assolutamente, è uno dei migliori allenatori italiani, ha uno staff eccezionale. Penso sia anche migliorato rispetto a otto anni fa: a Reggio amava lavorare con 14-15 giocatori, ora a Napoli ne ha più di 22, ha rivisto la sua metodologia».
Quale è la sua più grande qualità che si intravedeva a Reggio?
«La capacità di dare immediatamente identità tattica alle sue squadre, gli ottimi risultati sono una diretta conseguenza. Rispetto a tanti falsi scienziati Mazzarri rende i concetti tecnico-tattici assimilabili da tutti, riesce a coniugare bel calcio e pragmatismo e, soprattutto, trascina sempre il gruppo con sé. Anche per questo trae il massimo da ciascun atleta».
Cosa le ha insegnato, in particolare?
«Ad avere maggiore fiducia nei miei mezzi, credo che anche Paolo Cannavaro, da centrale difensivo, aveva bisogno di uno come Mazzarri per imporsi».
Con lui il Napoli può lottare per lo scudetto?
«Sicuramente, anche se la Juventus ha ancora qualcosa in più come organico e varianti tattiche».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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