Il dott. Alfonso De Nicola, responsabile dello staff medico del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni durante un seminario all’università Parthenope:
“Vi racconto una cosa successa al Napoli, che accadeva anche quando lavoravo nel Bari. La società azzurra doveva acquistare dei calciatori dalla Juventus, atleti che però non giocavano da parecchio e quindi i dirigenti mi chiesero di fare una valutazione. La prima cosa che feci fu quella di chiamare Agricola, medico sociale della Juve di allora e tutt’oggi in bianconero come responsabile. Lui mi fece un quadro perfetto, fisico e mentale, io ho solo verificato il tutto.
Questo per dire che in questo nostro campo i rapporti sono fondamentali. Ottimizzazione e rendimento del calciatore, collaborazione con le società precedenti e rapporti con l’equipe dell’atleta. Ogni calciatore è un’azienda, nel Napoli lo stipendio medio annuo è di due milioni di euro netti, quindi ogni atleta è un’industria che si affida a dei procuratori. Di conseguenza noi dobbiamo collaborare anche con loro, il nostro rapporto deve essere fiduciario e importante. Idem con le federazioni, avendo anche tanti calciatori in Nazionali straniere.
Nel Napoli siamo in tre ad occuparci principalmente di tutto questo. Io coordino tutto, con me c’è il prof. Canonico che è un medico dello sport che si occupa in particolare dell’aspetto cardio-circolatorio e dell’alimentazione, poi il dott. D’Andrea che è un fisiatria che si occupa nello specifico di schiena e colonna. Lo staff si occupa di tutto a 360 gradi. Ad esempio nella rosa del Napoli abbiamo tanti calciatori padri, con tanti figli e mogli anche giovanissime. C’è bisogno di assisterli in tutto. Ci chiamano mogli del calciatori magari con bambini con febbre alta, mandiamo subito un pediatra a casa per curare il bimbo e tranquillizzare di riflesso anche il calciatore. Altra cosa fondamentale, dobbiamo controllare anche i farmaci che assumono gli atleti. L’altra sera un ragazzo ha preso in farmacia un farmaco senza contattarci, in buona fede ovviamente, per fortuna è andato tutto bene ma ad esempio un semplice spray nasale può essere doping.
Adesso ci sono più lesioni ai legamenti crociati di una volta? non è vero, è cambiato solo il fatto che adesso conviene operare. Prima si operava aprendo l’intero ginocchio e si poteva rischiare anche la vita, oggi si fa in artroscopia. Molti calciatori prima dopo un infortunio giocavano senza crociati, magari dopo mesi di trattamento e con continue cure durante la carriera. Gli interventi chirurgici moderni sono straordinari, dopo poco tempo i giocatori sono già senza stampelle. Tanti calciatori si infortunano ultimamente in Serie A, non ultimo Di Francesco del Bologna, le cause possono essere tante. A nostro modo di vedere però oggi si può scoprire, forse, il motivo di un infortunio soltanto dopo l’incidente.
Era impensabile ad esempio che un torello come Ghoulam, che non aveva mai saltato manco un minuto di allenamento, potesse infortunarsi così gravemente e da solo: non scoprire ancora il motivo mi impaurisce. Il mio pensiero in tal senso va a livello neuro-cognitivo, quando c’è un cambiamento sostanziale, i nostri infortuni sono quasi sempre arrivati di domenica. Forse lì la risposta neuro-motoria che hai è diversa da quella che ti aspetti, magari per il tipo di campo che si trova. Forse può influire anche l’intensità di un gesto tecnico, che spesso in gara è più alto rispetto all’allenamento, ma questa cosa non vale per Ghoulam che in allenamento spingeva più che al momento in cui si è fatto male. L’usura può entrare in qualche modo nel modo di correre o camminare, con un legamento che struscia diversamente dall’altra, in questo caso potrebbe esserci una futura probabilità di lesione bilaterale. Ma restiamo sempre nel campo delle ipotesi. Insomma, è un discorso molto complesso che secondo me vale la pena affrontare”.
Fonte: 100×100 Napoli
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