Biomeccanica alterata con relativo riequilibrio, economia di movimento. Questo e tanto altro ancora per prevenire, intervenire e debellare gli infortuni di tutte le squadre del Napoli. Lo staff sanitario azzurro ormai riesce a muoversi in modo sempre più pronto e spigliato su di un terreno particolarmente insidioso. Quello degli accidenti, appunto. «Due anni fa dovemmo fare i conti con una “catena” di sei distorsioni, tutte riportate in casa. Da Lucarelli a Sosa, e poi Zuniga, Lavezzi, Dossena e Grava» Alfonso De Nicola, responsabile dell’equipe medica è però riuscito a far quadrare presto i conti. Dall’alto di un’esperienza di lungo corso, anche internazionale, visto che durante i Mondiali del ’90 è stato il medico della Romania. E poi Bari per tre anni, Napoli per due, di nuovo a Bari fino al 2005 per poi tornare in azzurro. Richiamato da Peppe Santoro, per volere di Marino e del presidente. Due specializzazioni (medicina fisica e riabilitativa e medicina dello sport) ed un pool di esperti di prim’ordine al suo fianco. «Siamo poi riusciti a risolvere il problema, riscontrando una diversità sostanziale fra il terreno del San Paolo, usato poco, e quello degli allenamenti. Scovata la causa, siamo riusciti a trovare anche l’antidoto. Abbiamo messo a punto un pre-riscaldamento ad hoc da effettuarsi prima di affondare i colpi allo stadio. Risultato nessun trauma distorsivo».
Eppure in questo campo non è tanto facile muoversi…«E’ vero – conferma De Nicola, nativo di Cerreto Sannita, dov’è a capo di un funzionale centro fisioterapico -. Ma il gruppo mi fa l’85% del lavoro in modo impeccabile. Dal 2008 in poi abbiamo iniziato una vera e propria rivoluzione. Formando i fisioterapisti, qualificandoli, facendoli partire dal settore giovanile ed integrandoli anche con la prima squadra. Oltre naturalmente a creare le giuste sinergie fra il “general manager” Mazzarri e lo staff, cosa che ritengo basilare. Funzioniamo bene, anche con mezzi limitati rispetto ad altri club. Quest’anno solo Britos ai box ed un piccolo fastidio per Zuniga dovuto ad affaticamento dei flessori. Cos’altro ci vorrebbe? Una piscina adatta alla riabilitazione e ed una più adeguata informatizzazione».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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