«Con la Juventus è sempre così: se di gol non ne segni almeno cinque, come facemmo noi quella notte di Supercoppa nel ’90, la fregatura è sempre dietro l’angolo…». Nando De Napoli, avellinese di Chiusano di San Domenico ha visto la partita da casa sua, in Irpinia.
Quest’anno si comincia presto con le polemiche.
«In effetti è difficile non capire la rabbia dei giocatori del Napoli, sono andati in corto circuito dopo il rigore assegnato. Ma il momento critico andava affrontato meglio: invece gli azzurri hanno perso la testa, sono andati in tilt troppo presto».
La chiamavano Rambo, lei come avrebbe reagito?
«Peggio di Pandev, certo, e chi mi avrebbe trattenuto a vedere un arbitro fischiarmi tutto contro in una finale così importante? Però, da spettatore, devo ammettere che certe reazioni non sono condivisibili».
Quale per esempio?
«Brutta cosa non presentarsi alla premiazione. Non è stata una bella immagine, mi spiace che non ci sia stato qualcuno che con maggiore freddezza abbia detto che bisognava ritirare la medaglia e salire sul palco a stringere la mano ai bianconeri».
Una Supercoppa avvelenata: De Napoli, la solita soggezione arbitrale?
«Beh, un po’ sì. Succede sempre quando di mezzo c’è la Juventus. Ma una squadra di giocatori esperti sta attenta e in certi tranelli non casca».
Cosa avrebbe fatto?
«Ho un rimpianto, mi sarebbe piaciuto vedere in campo Lorenzo Insigne, magari al posto di Cavani che a un certo punto mi è sembrato affaticato».
Però, un suo Napoli in nove riuscì a non perdere?
«È vero, all’Olimpico contro la Roma: pareggiammo dopo due espulsioni. Ma fu un caso. In nove non c’è speranza, sei spacciato. Anche se io pensavo finisse ai rigori. Ma purtroppo mi sono sbagliato».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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