Giusto trent’anni dopo quel 1987 entrato nella storia Alessandro Siani riporta Diego Armando Maradona sotto i riflettori. Stavolta sono quelli di un teatro. Anzi, «il» Teatro. Ché oggi, a 56 anni, il patrono in terra partenopea non si chiama più San Paolo, ma San Carlo. Mentre la città freme per riabbracciare il suo santo assai terreno, portatore di un miracolo chiamato scudetto, arriva l’annuncio del sindaco: «A maggio organizzeremo una grande festa per l’anniversario dei trent’anni dal primo scudetto del Napoli e in quella occasione verrà conferita al pibe de oro la cittadinanza onoraria», ha annunciato al Vg 21 Luigi De Magistris. Ma il tributo degrada ben presto in rissa politica. «Avanzai quella richiesta per primo, un anno fa – rivendica Angelo Pisani, che Maradona lo ha assistito nella battaglia con il fisco italiano -. Sono contento che ora sia condivisa, ma non deve diventare strumento di lotta politica». Ben più duro Stanislao Lanzotti, che ha portato l’ordine del giorno in Consiglio comunale: «Il sindaco è un ladro di emozioni: da prepotente quale è, ha rubato la mia idea», protesta su Facebok il capogruppo di Forza Italia. Intanto, mentre declinano le polemiche su una contaminazione – la plebe pallonara nel tempio nobile della Cultura – che per alcuni confina pericolosamente col sacrilego, monta l’attesa per lo show che porterà il più grande calciatore di tutti i tempi al centro della scena. Criticato per eccesso di quota popolare, Tre volte dieci, in programma il 16 gennaio alle 21, rischia di diventare semmai il più esclusivo degli eventi che si siano mai visti tra gli stucchi del Lirico. Le 1300 poltrone sono tutte vendute da giorni, eppure i telefoni del teatro continuano a squillare. «Molti vorrebbero anche ricomprare i biglietti a prezzo più alto», raccontano dagli uffici del Massimo. L’arrivo del campione in città, che da martedì alloggia all’Hilton Cavalieri di Roma e ripartirà alla volta di Dubai il 17 (ma il biglietto di ritorno non è stato ancora acquistato), è previsto per domani sera.
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