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De Laurentiis: “Voglio vedere il Napoli più in alto possibile”

Il presidente azzurro vorrebbe più vittorie e meno elogi per rimanere al vertice

Segni particolari: bellino. E però, quel che resta di San Siro, d’una serata glaciale, zero gradi e altrettanti punti, è il senso pratico che Aurelio De Laurentiis racchiude in una considerazione secca, priva di orpelli linguistici e di rifiniture dialettiche: «A me piace vincere. E alla fine il risultato è quello che conta». Inter-Napoli è un sorso d’amaro che proprio non va giù, un tarlo che ancora s’insinua nella testa, una macchiolina che oscura quarantacinque minuti coraggiosi, a testa alta e a petto in fuori: e quando il ciak della memoria viene riavviato, la colonna sonora d’una partita impossibile da digerire si sovrappone all’analisi di Mazzari e praticamente la azzera. «E’ chiaro che non mi piace perdere, a me interesse vincere e non divertirmi per arrivare il più in alto possibile con il Napoli». E’ così che un «colpo di fulmine» diviene – attraverso i microfoni di Canale 21 – un colpo di scena e il potere di sintesi concentrata in quella riflessione in realtà sembra voglia essere più un colpo secco agli ottimisti che inducono a ridimensionare una sconfitta che poi in realtà è stato un colpo basso.

L’ANTITESI – In pratica, è un contraccolpo filosofico all’interno del Napoli stesso, che metabolizza la delusione a modo proprio; in teoria, è una contrapposizione tra la tesi che contiene la cauta soddisfazione (del post-partita) di Mazzarri e l’antitesi, fondata sull’amarezza per il 2-1 ma anche sulle preoccupazioni ora espresse dalla classifica meno blindata, infiocchettata in un flash: «A me piace vincere e non divertirmi». Juventus a cinque punti, la Champions (garantita) ad uno; e però alle spalle preme la concorrenza, la Roma sta risalendo, il Milan viaggia che è un piacere e in quel San Siro nerazzurro, solo un pugno di sabbia e il gusto d’un effimero che non appaga De Laurentiis, men che meno ne accarezza l’umore.

IDEE – E allora, le parole son come pietre o, più semplicemente, rappresentano uno stimolo, magari un messaggio subliminale, certo un’indicazione che va ben oltre il mercato («pensiamo agli equilibri e comunque se qualcosa dovrà essere fatto, ciò avverrà attraverso il confronto con l’allenatore»). Però, prima, una rinfrescatina alle idee e una spruzzata di sano pragmatismo: «A me piace vincere per arrivare il più in alto possibile». Segni particolari: chiarissimo.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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