La gioia di De Laurentiis è pacata, ragionata: «Chi preferirei per gli ottavi? Ho accettato l’urna dei gironi di buon grado, perché giocare in palcoscenici del genere avrebbe accresciuto la nostra esperienza, che sarebbe stata tale anche se fossimo usciti, quindi non faccio distinzioni tra Apoel Nicosia e Real Madrid. Nel primo tempo ero abbastanza seccato del nostro atteggiamento, poi fortunatamente nel secondo ci siamo sbloccati: devo ringraziare la squadra, la città era anni che aspettava un risultato del genere. Mazzarri? Non è la prima volta che veniva espulso e poi vincevamo, quindi non ero preoccupato».
Tremila tifosi azzurri, uno spettacolo di tifo che De Laurentiis si è gustato dalla tribuna al «Madrigal», trasformatosi quasi nel San Paolo con l’urlo Champions fortissimo quando è andato in onda l’inno. Tante macchie azzurre, cori e incitamenti. Atmosfera molto tranquilla allo stadio: in pomeriggio De Laurentiis ha visitato il centro sportivo del Villarreal. «C’è grande amicizia con i proprietari del Villareal, si è stabilita già l’anno scorso in Europa League ed è proseguita quest’anno. Non abbiamo parlato degli sceicchi, bensì mi hanno portato a visitare il loro centro: tre campi di calcio regolamentari in erba e quattro in sintetico: mi hanno fatto vedere la struttura dove alloggiano cento ragazzi: una gran bella organizzazione».
Botteghini aperti solo per i tifosi del Napoli. «Quando sono arrivato sono stato affrontato da un signore napoletano che si lamentava, dovrebbe farlo con l’Uefa. Con questi biglietti non si capisce mai nulla, perché c’è una limitazione che non capisco, la divisione dovrebbe essere fatta in maniera diversa. Questa partita a quanti spagnoli interessa e a quanti napoletani? In base a questi parametri si dovrebbe stabilire la disponibilità. Invece si ha sempre il timore di fare arrivare i tifosi avversari. Comunque a chi si lamentava ho risposto: “potevi restare a casa e tifare lo stesso”».
La Champions: «Mi ha fatto piacere questo sorteggio, affrontare queste grandi squadre è servito a farci maturare. In verità non sono contento di questo torneo perché ognuno dovrebbe misurarsi con tutti come nel trofeo nazionale. Invece così c’è chi affronta squadre maggiori e altri giocano contro quelle minori, quindi il torneo europeo è sbilanciato. Affrontare queste squadre però ci ha portato alla ribalta internazionale in maniera molto più rapida: abbiamo stretto la cinghia e fatto soffrire squadre più importanti di noi». Partita storica e il futuro? «Spero che di storico non ci sia mai nulla, la storia dobbiamo scriverla tutti insieme, auspico un grande cambiamento nel calcio internazionale: mi auguro di cambiare le regole del gioco».
Il mercato di gennaio: «Non mi devo fare nessun regalo: se il presidente vuol fare accelerazioni non condivise da direttore sportivo e tecnico c’è un errore. Così come se tecnico e direttore sportivo vogliono fare delle accelerazioni e non se ne giustificano le motivazioni: io non faccio calcoli per quella determinata partita, la mia scommessa è sul futuro e sulla crescita: questo Mazzarri e Bigon lo hanno condiviso appieno. Facciamo quello che serve. Quando hai sette attaccanti e ne compri un altro, magari rischia di andare in panchina. Siamo una squadra e una società che è riuscita a tenere nel tempo grandi campioni, non è così facile: non vedo che altre conservano i loro leader, questa è una prerogativa che voglio mantenere». Insigne? «Preferibile che approdi prima a una squadra, tipo l’Atalanta, di media classifica che abbia un organico dove giochi sempre: non serve che venga nel Napoli per fare panchina, non crescerebbe. Dopo un primo anno di serie A troverà la sua collocazione ideale anche nel Napoli». Poi il presidente torna sulla Champions: «Questa competizione è importante, passare significherebbe tantissimo. Rummenigge mi ha mandato dei messaggi di grande sostegno».
La battuta sullo sceicco e la polemica con Mancini: «Non sono mai incauto, se dico qualcosa lo faccio perché qualcosa mi arriva all’orecchio, io per stemperarla butto un sasso nello stagno: se qualcuno vuole fare da sponda lo faccia. Ci è cascato Mancini, non ci sono cascati né il Villarreal, né il presidente del Manchester City. Certo uno ha accusato gli italiani di essere italiano, questo non mi piace: perché lo ha detto un italiano che forse andando all’estero se ne è dimenticato. Io sono orgoglioso di essere italiano».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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