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De Laurentiis studia il restyling del San Paolo

Piace il modello Varsavia, attesa per la legge. E il presidente esamina il piano dell’area est

Il Napoli non è sorpreso dal progetto del nuovo stadio nella zona Est. Non commenta, non manifestando alcuna contrarietà per l’accelerazione del Comune. Il club azzurro era a conoscenza del project financing, un concorso tra privati, promosso dal gruppo imprenditoriale guidato da Marilù Faraone Mennella.
De Laurentiis resta in silenzio. Con il Comune e il sindaco de Magistris i rapporti sono normali. Il patron azzurro valuta una scala di priorità: ovvero aspetta da tempo l’approvazione della legge «stadi» che se passa in Parlamento consentirebbe ai club – e non ai Comuni o ai privati diversi da chi è proprietario della società di calcio – di investire da soli dove più gli conviene. Favoriti dal fatto che ad essere ridotto notevolmente sarebbe l’incredibile mole di autorizzazioni necessarie per costruire o per ammodernare un impianto. In questo caso il San Paolo.
L’idea di realizzare cattedrali nel deserto ha sempre incontrato lo scetticismo del patron azzurro, poco propenso a costruire lontano da Fuorigrotta. Per questo motivo da mesi è in contatto con Michele Uva, project manager della Figc e che in occasione della candidatura italiana per Euro2016 si è occupato del dossier degli stadi: il dirigente, tra i più preparati sul tema, avrebbe dato alcune indicazioni, pur non essendo ancora entrato nell’organigramma del club. Ma è altrettanto vero che il Napoli, da mesi studia un piano di restyling del San Paolo secondo alcuni modelli ben precisi, tra questi il nuovo stadio nazionale di Varsavia.
Situato sulla sponda orientale della Vistola, nel quartiere di Praga Poludnie, l’impianto (50.000 posti a sedere) sorge sul sito del vecchio Stadio Decimo Anniversario, costruito in parte utilizzando le macerie frutto della Sommossa di Varsavia. Quelli del Napoli lo hanno visitato per tre giorni. Ecco. L’idea del Napoli, su cui lavora da tempo lo staff di De Laurentiis, è proprio fare la stessa cosa a Fuorigrotta, col vecchio San Paolo da demolire in parte e riammodernare.
In fondo, quello che è successo proprio a Torino: la Juventus, prima società in Italia, si è mossa con determinazione e con un progetto chiaro che le ha permesso di inaugurare il vecchio stadio delle Alpi, completamente rifatto e di proprietà dal nome provvisorio di Juventus Stadium. Ed è per questo che negli ultimi mesi, Marco Fassone, uno dei dirigenti, è stato in giro per l’Europa per studiare modifiche e idee.
La sostanziale riqualificazione dello stadio San Paolo è uno dei progetti più graditi al Napoli. Ma sempre a patto che la legge stadi venga approvata. Il consigliere delegato della società partenopea, Andrea Chiavelli, è quello che ha in mano il rapporto tra Napoli e il Comune. Su questo terreno ci sono contenziosi aperti: il Napoli non si moroso, ma piuttosto creditore per le spese anticipate in questi anni. Su tutte quelle sostenute per i tornelli realizzati nella zona del pre-filtraggio. Per il Napoli il restyling del San Paolo sarebbe l’ideale anche per le questioni affettive che legano da più di cinquant’anni l’impianto alle vicende della squadra: scudetti, coppe, promozioni. Non teme confronti rispetto a Ponticelli: uscita della Tangenziale, metropolitana a due passi, come lo stadio di Varsavia, collegamenti viari con tutte le zone della città. Certo che, cosi com’è, il San Paolo non soddisfa: tettoie insufficienti, bagni inservibili, piste d’atletica inagibili che allontanano il pubblico. Per finire al parcheggio sotterraneo mai utilizzato. De Laurentiis ha seguito in prima persona i lavori per una legge ideata dall’ex sottosegretario allo sport del governo Berlusconi, Rocco Crimi e ripresa da Piero Gnudi sugli stadi. Le società possono costruirli in un’area da riqualificare con edilizia sociale senza troppi veti. Oppure ammodernare quelli già esistenti.
Tant’è che il patron azzurro, sollecitato anche da altri presidenti di serie A, è stato anche ricevuto da Gnudi al ministero dello sport lo scorso febbraio proprio per conoscere lo stato di avanzamento dell’iter parlamentare.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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