UN CERO… – Al San Paolo, quel santuario che porta dentro di sé (e si vedono) mezzo secolo d’emozioni, a un pilastro comunque solido del senso d’appartenenza cui De Laurentiis pare far cenno: «Io vorrei mantenerlo e rinnovarlo completamente. Non averne uno di proprietà ci penalizza moltissimo ma non chiave economica, essendo il fatturato del San Paolo pari soltanto al 9%. Ma il progetto per ristrutturarlo è in progress da almeno quattro anni. Con l’inizio della nuova stagione sperimenteremo l’idea delle cheerleaders. Ora amplieremo Castelvolturno, ci saranno nuovi campi da gioco» .
GIU’ LE MANI – Dagli intoccabili, da quegli uomini che rappresentano la spina dorsale d’un Napoli intenzionato a stupire; e via le tentazioni di poter arrivare a chi è divenuto elemento chiave d’una rivoluzione fondata sulla continuità. «Zuniga e Behrami resteranno al Napoli. Mentre per Grava stiamo studiando un ruolo in società: non ho ancora deciso però quale. Per quanto riguarda il nuovo team manager, stiamo valutando varie opportunità» .
DURA L’EX – Sed l’ex: che (mica incidentalmente) finisce nel frullatore. C’era una volta Mazzarri, il suo anno sabbatico, il suo sì o no o ni e un balletto estenuante sfociato nella separazione e in quella amarezza popolare per un tiramolla ritenuto eccessivo.
La domanda che sorge inevitabile è piccante: « Quando ha capito che non sarebbe rimasto? E perché non l’ha esonerato prima?» . E la risposta, allusiva e caustica, ricordando il valzer dell’estate del 2011, quando comparve una Vecchia Signora a vivacizzare la primavera dell’epoca: «Che sarebbe andato via lo avevo intuito due anni fa. E poi perché esonerare un allenatore così bravo….?» .
LA RIVOLUZIONE – Agosto 2004, maggio 2013: il «vecchio» che avanza è questo calcio acciaccato, una struttura che De Laurentiis ha preso a picconate ripetutamente e alla quale non risparmia annotazioni neppure nel dialogo a distanza con la Napoli affamata di opinioni e con i fans dello Sheffield che l’invitano a comprare il loro team del cuore: «Ridurre il campionato a diciotto servirebbe per sopravvivere; dimensionarlo a sedici, aiuterebbe a vivere con dignità. La strada che conduce al modello-spagnolo, con un torneo riservato alle seconde squadre è diventato faticoso: per trovare una linea comune su questo argomento, dipende da ciò che vorrà far da grande Macalli, con la Lega Pro. Per quel che invece concerne la possibilità di acquisire un club della B inglese, stiamo studiando la soluzione migliore. Sarebbe bello invece divenisse realtà l’ipotesi d’una super competizione europea: servirebbe a sanare il bilanci delle società, che all’85% sono in rosso» .
MUSICA, TIFOSI – Ma poi l’intervista planetaria sfila fuori dal campo, finisce sui temi sociali ( «i cori contro i napoletani? I partenopei hanno innata la signorilità: non ti curar di loro ma guarda e passa» ), pizzica le corde della gente che può praticamente intonare già l’inno ( «voi tifosi avete selezionato ‘o surdato ‘nnamurato e mi sono affidato a vari autori affinché lo ridisegnino nella formula» ), spalanca altri canali alla folla ( «entro la fine del 2013 dovrebbe nascere Napoli channel» ) e quando il triplice fischio di chiusura, allo scoccare delle due ore, è nell’aria, dalle colline di Hollywood si sparge profumo di casa: «Perché ho scelto questo club? Perché mio nonno era irpino, mio papà di Torre Annunziata e io ho vissuto la mia infanzia vicino a Totò, tutti gli ultimi dell’anno li ho trascorsi a Napoli. Il mio piatto preferito è il ragù napoletano e lo sto facendo pippiare. Ma ora devo andare, altrimenti s’attacca» . Pancia di Napoli, fatti capanna….
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.