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De Laurentiis: “Rafa Benitez sarà presentato il 21 giugno”

Il presidente partenopeo: "Behrami e Zuniga non si muovono da Napoli"

La domenica della buona gente è un remake in salsa moderna di quel calcio (in bianco & nero) che offre nostalgia ma in quell’universo contemporaneo che però spazia nel futuro e si ciba di tecnologica avanzata, il football (a colori) è tutto un tweet denso di rivelazioni: qui Los Angeles, a voi napoletani nel mondo, cinque o sei milioni che siate, cronisti all’assalto di Aurelio De Laurentiis per novanta minuti (poi prolungati ai supplementari e divenuti centoventi), in un «match» divertente, privo di schemi, in cui nulla è vietato, manco il profumo d’un ragù, e in cui si recita a soggetto, con la partecipazione straordinaria di Cavani e di Benitez, di Zuniga e di Behrami, dei sogni a cielo aperto che ondeggiano via internet in quel cinguettio che manco Peynet, perché alla fine sono ventisettemila le domande che hanno spedito il Napoli di De Laurentiis il cima alla classifica: «Champions o scudetto? Ma io voglio sempre il massimo» . Virtualmente: pardon, realmente. 

L’ORA DI RAFA – Si scrive Benitez e poi si va ben oltre nelle lettura d’un romanzo che è alla prefazione («lo presenteremo venerdì 21 giugno a Castelvolturno” ) e che però prevede una serie di capitoli che svelano i retroscena d’una scelta: «Ho contattato personalmente una decina di tecnici e alla fine ho preferito lui, perché mi ha convinto più degli altri. Ha vinto tanto, come racconta la sua storia personale; è un monogamo, essendo rimasto così a lungo nel Liverpool; e poi ha un’attitudine a creare sinergia con il settore giovanile: e infatti ha chiesto che le altre squadre, dalla Primavera in giù, utilizzino il sistema della prima squadra»
HASTA LA VICTORIA – E’ il momento della verità, tutta la verità ed esclusivamente la verità su quel Napoli da spedire nello spazio, a sfidarsi con le stelle, ad inseguire lo scudetto, a cullarsi in quella Champions, a perdersi in una favola che non ha limiti. «Per chi mi chiede su cosa punteremo, tra scudetto e Champions, dico che la nostra priorità sarà inseguire sempre il massimo. E per quanto riguarda le eventuali possibilità di cessione della società, aggiungo: non ci ho mai pensato e noi non cediamo, semmai acquistiamo. Non so intuire dove sarà il Napoli tra un paio d’anni, ma so per certo che saremo laddove ci porterà l’evoluzione del calcio. E comunque se dovessi prevedere una sceneggiatura, sarebbe destinata a una pellicola assolutamente internazionale. Il momento indimenticabile rimane la vittoria sul Chelsea; quello più difficile, i due minuti successivi alla sconfitta nei play-off al primo anno che ci proibì di tornare immediatamente in serie B»
VOGLIA DI CAVANI – E’ una serata speciale, unica nel suo genere, innovativa e pure indicativa, perché mentre il mercato sta per partire a quel popolo che sta incollato ad una tastiera e inonda di quesiti, è concesso (chiaramente) di spingersi persino nei segreti del mercato, aggrappandosi a Cavani e a ciò che gli ruoterà intorno, al presunto ultimatum: «Cavani ha un contratto di quattro anni ed una clausola di 63 milioni di euro. Pe ora abbiamo ricevuto offerte con offerte più basse dalla cifra stabilita nell’accordo. Se Benitez m’ha chiesto Torres? A Benitez piace Cavani….»
MAREK FOR EVER – E’ (mediaticamente) un evento per grandi numeri e per grandissimi personaggi, gli idoli d’una città che spalanca gli occhi su ciò che legge e conta di avere garanzie su quell’Hamsik divenuto un totem da coccolarsi per sempre: «Marekiaro ha capito che a Napoli c’è il mare più bello e lui vuole nuotarci a lungo»
UN CERO… – Al San Paolo, quel santuario che porta dentro di sé (e si vedono) mezzo secolo d’emozioni, a un pilastro comunque solido del senso d’appartenenza cui De Laurentiis pare far cenno: «Io vorrei mantenerlo e rinnovarlo completamente. Non averne uno di proprietà ci penalizza moltissimo ma non chiave economica, essendo il fatturato del San Paolo pari soltanto al 9%. Ma il progetto per ristrutturarlo è in progress da almeno quattro anni. Con l’inizio della nuova stagione sperimenteremo l’idea delle cheerleaders. Ora amplieremo Castelvolturno, ci saranno nuovi campi da gioco»
GIU’ LE MANI – Dagli intoccabili, da quegli uomini che rappresentano la spina dorsale d’un Napoli intenzionato a stupire; e via le tentazioni di poter arrivare a chi è divenuto elemento chiave d’una rivoluzione fondata sulla continuità. «Zuniga e Behrami resteranno al Napoli. Mentre per Grava stiamo studiando un ruolo in società: non ho ancora deciso però quale. Per quanto riguarda il nuovo team manager, stiamo valutando varie opportunità»
DURA L’EX – Sed l’ex: che (mica incidentalmente) finisce nel frullatore. C’era una volta Mazzarri, il suo anno sabbatico, il suo sì o no o ni e un balletto estenuante sfociato nella separazione e in quella amarezza popolare per un tiramolla ritenuto eccessivo. 
La domanda che sorge inevitabile è piccante: « Quando ha capito che non sarebbe rimasto? E perché non l’ha esonerato prima?» . E la risposta, allusiva e caustica, ricordando il valzer dell’estate del 2011, quando comparve una Vecchia Signora a vivacizzare la primavera dell’epoca: «Che sarebbe andato via lo avevo intuito due anni fa. E poi perché esonerare un allenatore così bravo….?» .
LA RIVOLUZIONE – Agosto 2004, maggio 2013: il «vecchio» che avanza è questo calcio acciaccato, una struttura che De Laurentiis ha preso a picconate ripetutamente e alla quale non risparmia annotazioni neppure nel dialogo a distanza con la Napoli affamata di opinioni e con i fans dello Sheffield che l’invitano a comprare il loro team del cuore: «Ridurre il campionato a diciotto servirebbe per sopravvivere; dimensionarlo a sedici, aiuterebbe a vivere con dignità. La strada che conduce al modello-spagnolo, con un torneo riservato alle seconde squadre è diventato faticoso: per trovare una linea comune su questo argomento, dipende da ciò che vorrà far da grande Macalli, con la Lega Pro. Per quel che invece concerne la possibilità di acquisire un club della B inglese, stiamo studiando la soluzione migliore. Sarebbe bello invece divenisse realtà l’ipotesi d’una super competizione europea: servirebbe a sanare il bilanci delle società, che all’85% sono in rosso»
MUSICA, TIFOSI – Ma poi l’intervista planetaria sfila fuori dal campo, finisce sui temi sociali ( «i cori contro i napoletani? I partenopei hanno innata la signorilità: non ti curar di loro ma guarda e passa» ), pizzica le corde della gente che può praticamente intonare già l’inno ( «voi tifosi avete selezionato ‘o surdato ‘nnamurato e mi sono affidato a vari autori affinché lo ridisegnino nella formula» ), spalanca altri canali alla folla ( «entro la fine del 2013 dovrebbe nascere Napoli channel» ) e quando il triplice fischio di chiusura, allo scoccare delle due ore, è nell’aria, dalle colline di Hollywood si sparge profumo di casa: «Perché ho scelto questo club? Perché mio nonno era irpino, mio papà di Torre Annunziata e io ho vissuto la mia infanzia vicino a Totò, tutti gli ultimi dell’anno li ho trascorsi a Napoli. Il mio piatto preferito è il ragù napoletano e lo sto facendo pippiare. Ma ora devo andare, altrimenti s’attacca» . Pancia di Napoli, fatti capanna…. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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