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De Laurentiis: “Questa vittoria è per i tifosi, per noi ed anche per Ciro”

inviato a Doha – Le ombre cinesi svaniscono d’incanto, tra le dune (dipinte d’azzurro) oltre le quali De Laurentiis rivede un decennio: «Eravamo 520esimi ed ora siamo tra i primi trenta club del Mondo; da cinque siamo sempre in Europa e questo è il nostre terzo trofeo. E’ per Napoli, per Ciro che non c’è più, è per il calcio italiano che esce da trionfatore, perché due anni fa…». Pechino, l’11 agosto del 2012, è una macchia gialla che evapora, scompare, si dissolve in quella gioia controllata d’un presidente che racconta Napoli. «Quella sera, al Nido d’uccello, si ebbe una sensazione sgradevole, ma forse è stata la svolta del calcio, perché stavolta, avete visto, l’arbitraggio è stato impeccabile. Io sbagliai a non far partecipare la squadra alla premiazione, dovevo andarci, ma quella fu una provocazione, tale voleva essere. Siamo contenti, perché abbiamo confermato il nostro ruolo, ma se pensiamo che tutto è cominciato a Roma, quando Ciro ha cominciato a lasciarci. Per questo sono andato sotto la curva, simbolicamente per dire alla gente che c’era ed a quelli che non potevano esserci, che il trofeo è loro, dei napoletani. E peccato che intorno a noi ci sia una città che non esiste». Doha è la nuova, verrebbe da dire ennesima frontiera, attraversata con fierezza, con l’orgoglio di chi in dieci anni s’è lasciato la polvere del Fallimento alle spalle per approdare all’altare del football. «Da noi sono arrivati autentici divi del calcio, perché Benitez tale è, pur consapevoli che il nostro budget è diverso da quello di altri club. E poi abbiamo giocatori come Higuain, che è grandissimo. Questa è stata una bella partita, l’ha vinta il Napoli anche con cu…, fortuna, perché ai rigori ne serve. Ma è stato bravissimo anche Rafael e lo sono stati tutti quanti».

POLEMICA. Da Pechino a Doha è un percorso che sembra essersi completato, una rivincita che si è consumata. «Ma non bisogna aver fretta, semmai bisogna credere in noi e non avere pregiudizi, né essere impazienti. Adesso godiamoci questa festa». Ch’è qui: Doha, provincia di Napoli. C’è pure un battibecco col sindaco di Napoli, De Magistris, ai microfoni del Processo di lunedì, per lo stadio: «Il sindaco deve essere un manager. Prima di dire cavolate sui nostri acquisti, faccia un accordo con noi. Abbiamo lo stadio – messo male – solo per il giorno della tenzone. Quando potremmo averlo per tutta la settimana, ne riparleremo. E’ andato via? Gli è convenuto….»

Fonte: Corriere dello Sport
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