Il film del Napoli resuscitato dalla serie C comincia nel 2004 quando, convalescente da un’operazione al menisco, De Laurentiis apre il giornale e legge: «Il Napoli è fallito». Il 26 agosto fonda la nuova società; il 10 settembre il club, comprato all’asta per 29 milioni di euro, è suo.
Alla fine il Napoli di De Laurentiis torna a essere un Napoli che fa tremare il mondo, ritrovando un senso e non solo un secondo posto e un ritorno in Champions che sanno di impresa. A De Laurentiis in questi nove anni non sono mancate battaglie, eroi, tradimenti, sconfitte, orgoglio, riscatto. Il viaggio verso e dentro questa Champions ritrovata più che storia appare più che altro geografia. Una geografia delle periferie. Comincia a Lanciano, la prima trasferta dell’era De Laurentiis il 3 ottobre del 2004, continua a Piacenza, passa da Vllaznia, in Albania (il primo turno dell’Intertoto 2008) e si chiude a Bologna, dentro uno stadio che pare una stazione ferroviaria dell’Ottocento. Ma è fatta anche di posti monumentali ed indimenticabili: come l’Allianz Arena di Monaco di Baviera o lo Stamford Bridge di Londra.
Non ci sono anni orribili per il produttore cinematografico che ha l’hobby di prendersela con tutti e per tutto. Non c’è sorteggio di calendario che non lo mandi in bestia: due anni fa scappò in motorino dalla Lega appena gli fu chiaro che tre giorni dopo l’esordio in Champions avrebbe incontrato il Milan. E dieci mesi fa, scoprendo che all’ultima giornata di questo campionato il Napoli avrebbe incontrato la Roma e la Juventus invece la Sampdoria reagì a malo modo.
Ha il pallino di voler cambiare il calcio italiano: sogna una Champions con sei-sette italiane e una serie A a sedici squadre. Quest’anno ha gioito spesso. Il giorno più bello, forse, a metà gennaio quando davanti alla Disciplinare riuscì ad azzerrare la penalizzazione di due punti al Napoli per il caso Gianello dopo aver letto personalmente una memoria scritta di suo pugno. Un trionfo. Autentico. Mai nessuno vi era riuscito prima. Lui è un vero condottiero, che ha scoperto Twitter a causa del figlio Luigi e non passa giorno che non smanetti un tweet sulla tastiera del suo tablet (memorabile la dedica al veleno ad Astori e Nainggolan dopo la vittoria sul Cagliari). A Pechino ordinò agli azzurri non ritirare la medaglia per il secondo posto per protesta contro gli arbitri e la Juve. Dopo il ko col Chievo toccò a lui scuotere il gruppo recandosi personalmente a Castelvolturno per confessare uno a uno i big dello spogliatoio. Risultato? Nelle otto gare successive il Napoli ha collezionato sette vittorie e un pareggio. «Vi prometto altre vittorie, non finisce qui», ha urlato domenica al San Paolo. I tifosi non sognano altro.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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