Metti una sera De Laurentiis all’ora di cena: ed è Cavani e la Cina, il san Paolo e la Premier League, la Supercoppa e Insigne, Vargas e le idee sparse che da otto anni viaggiano a velocità supersonica, come il Napoli che va. Il prime time dell’era moderna s’aggira tra le venti e le ventitré e però deambula, si sposta e poi, come se fosse ispirato da un fermimmagine, si crea da sé, intorno ai personaggi e alle loro verità: De Laurentiis si concede a Skysport 24 e non nega niente. In video veritas.
CAVANI– El matador non si tocca, a meno che non accadano cose da pazzi: «Cavani non è in vendita, come detto da tempo. E come ripeto ora: lo scenario potrebbe cambiare solo in presenza di un’offerta pazzesca. Se arriva uno e ci mette un pacco di milioni, e dico cento milioni, allora…. Ma Cavani conosce gli schemi, ha già una sua ricca esperienza italiana. Un altro non mi risolverebbe i problemi».
OCCHI A MANDORLA -Si parte: appuntamento in aeroporto il 3 agosto, destinazione Pechino, la nuova frontiera inseguita da tempo da De Laurentiis ed ispezionata nella primavera scorsa, rimanendone incantato: «Questo è un mercato esplosivo, rappresentato da un miliardo e mezzo di persone alle quali va fatta apprezzare la serie A e non solo la Premier. Ecco perché stiamo organizzando la Dragon Cup a Shanghai. E speriamo di riuscirci quest’anno, altrimenti lo faremo nella prossima estate. Il dragone è il simbolo del 2012 in Cina, porta fortuna e speriamo ne porti al Napoli».
VECCHIA SIGNORA– Si gioca: l’undici agosto, si fa sul serio, con la Supercoppa e con la madre di tutte le partite, quella con la Juventus. «E’ una bella sfida. E il Napoli con la Juventus ha sempre avuto un bellissimo rapporto, sin da quando giocavamo il Birra Moretti. E comunque gli abbiamo creato sempre problemi. Certo ch’è un match dal sapore particolare. Giocare in Cina era un dovere contrattuale, visto che esiste un accordo della Lega da cinque anni affinché si vada lì per una serie di appuntamenti. Non rispettare quest’accordo, avrebbe consentito agli spagnoli di inserirsi».
L’UNIVERSO AZZURRO– La Cina per cominciare, l’India da monitorare, un pianeta «azzurro» da creare nel De Laurentiis a tutto mondo: «C’è sviluppo anche in India, ma io intanto sto creando una base a Londra per un quadrilatero operativo con Napoli-Pechino-Rio de Janeiro».
BELLA GIOVENTU’– Il ritiro a Dimaro sta per finire e la ciliegina sulla dodici giorni, consumata in una ambiente ospitale e con un’organizzazione che ha confermato la sintonia tra il Trentino e il Napoli, è la vittoria sul Bayern: «Poteva pure finire 2-2, ma fortunatamente è andata bene. Vincere non guasta mai. Sono contento d’aver dato ad Insigne la possibilità di giocare in Europa: non ho ancora trovato l’aggettivo giusto per lui. Non sembra un bambino, è già un adulto. Bravo pure Vargas, che poverino è stato sfortunato».
MICHEL, MICHEL– Un giro in Uefa, ma anche un po’ in Francia, dando una bacchettata Platini: «Sarà un problema per lui, visto che il figlio lavora al Psg, giustificare le squadre che si sottraggono al fair play finanziario. Se vogliamo aprire i portafogli, l’Uefa deve togliersi da mezzo. Con Rummenige ho affrontato la questione: vogliamo mettere assieme una ventina di presidenti e cercare l’alternanza per un nuovo campionato continentale. L’Europa è l’Inghilterra, l’Italia, la Francia, la Spagna e la Germania. Stimo Platini ma non voglio si creino incomprensioni».
IL TRICOLORE– Dove può arrivare il Napoli l’ha detto e lo ripete: «Terzo, secondo, chissà, poi magari primo, perché il diavolo ci mette lo zampino. Occhio a Sannino e a Montella e comunque attenzione, perché sino al 31 agosto ci sarà molto mercato ancora. Inter e Milan hanno trovato stimoli per rinnovarsi, altro che recessione, come dite voi giornalisti».
LO STADIO DI DIEGO– Ma l’ultima dedica è per il san Paolo, un pensierino per uno stadio dei sogni e per lo stadio di Diego: «Il sindaco sa che sono pronto a metterci dei soldi, devo togliere quella copertura malefica del ’90 e ci sono i cinesi che sono pronti a prendersela. Si può abbassare il campo e ricavare altri trentamila posti: per realizzare i lavori, continuando a giocare, servono due anni. Con il Comune si può essere in gestione ma sono disposto a comprare l’impianto, oppure a realizzare un contratto d’utilizzo di 99 anni. E comunque, quello è il tempio di Maradona».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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