Nove anni fa il Napoli si allenava sul prato di un albergo di Paestum, aspettando il debutto in serie C1, che avvenne davanti a sessantamila spettatori il 26 settembre 2004: 3-3 con il Cittadella, città della provincia di Padova che aveva così pochi abitanti – ventimila – da poterli far entrare tutti in una curva del San Paolo. «Io non avevo avuto dubbi a compiere quel passo», ricorda De Laurentiis mentre si avvia verso la seconda partecipazione alla Champions League con i suoi campioni e i suoi bilanci sempre in regola. Ha un rapporto profondissimo con Napoli anche se abita a Roma. Ne ha colto le grandissime aspettative nel calcio dopo il fallimento giudiziario, non soltanto tecnico, di quell’estate del 2004 e vorrebbe che altri seguissero il suo percorso in altri settori. «Perché Napoli è una pepita d’oro avvolta nel catrame».
L’attore Alessandro Siani, che sa mettere da parte le ironie che l’hanno reso un campione di incassi al cinema e al teatro, ha scritto sul «Mattino» che la squadra può essere un esempio per la città. De Laurentiis cosa ne pensa? Qual è il ruolo che la squadra (e la società che la gestisce con attenzione) può avere? La riflessione del presidente è anche un invito: «A Napoli si deve investire e si può lavorare. Non solo qui ci sono governanti che hanno la “capa tosta”, questi li trovi in tutta Italia. Bisogna svegliare il cavallo e farlo correre, con attenzione però, all’infinito. Napoli, la Campania: questi luoghi sarebbero una grande occasione per investire. Ma tanti hanno paura. Comprendo, non c’è certezza del futuro: ci sono tanti, troppi, argomenti che sono in sospeso nel nostro Paese e non sappiamo quali certezze si possono dare ai nostri figli. Siamo in un ritardo pazzesco perché siamo governati da vecchi e invece dovrebbero guidarci giovani illuminati».
Lassù, al decimo piano dell’Hotel Vesuvio, arriva la voce del presidente da Roma. «Napoli, una pepita d’oro avvolta nel catrame». E Higuain, detto il Pipita perché suo padre aveva il naso pronunciato e lo soprannominarono El Pipa, allunga l’orecchio per cogliere il senso di un discorso che non è calcistico, ma imprenditoriale e affettivo. «Io non ho mai avuto dubbi a mettere le mani nel catrame e ho lavorato affinché questa pepita d’oro fosse il più lucente possibile. Si può fare, dobbiamo crederci. Uniamoci, andiamo in piazza: nessuno ci batte». Allarga gli orizzonti. «Per dieci anni ho mollato il cinema, dovevo seguire il Napoli. L’America continua ad essere un faro. Un gemellaggio tra Napoli e Los Angeles? L’idea di portare il calcio negli States? Perché no, un progetto tecnico e imprenditoriale affascinante. Lo ha sviluppato anche il Manchester City a New York, comprando una squadra».
De Laurentiis rivedrà domani al San Paolo il sindaco De Magistris in occasione della partitissima con il Borussia Dortmund. Parleranno ancora una volta della concessione dello stadio al Napoli per un profondo restyling. Il presidente punta ad un impegno ad ampio raggio, che coinvolga il rilancio del quartiere Fuorigrotta. Vi sono stati momenti di tensione tra il Comune, proprietario della struttura, e il club. Ma adesso sembra arrivato il momento del confronto costruttivo, nell’interesse della città e non soltanto della società calcistica. Tempo fa il produttore si era interessato anche alle sorti della Circumvesuviana, affascinato dall’idea di creare una Pompei virtuale accanto alla Pompei reale, per soddisfare le curiosità dei turisti di tutto il mondo.
«Napoli deve trovare il coraggio di alzare la testa»: è la sollecitazione di De Laurentiis, presidente della squadra che rappresenta la città ai livelli più alti in Europa. Alzare la testa, come accadde nel calcio, partendo da quella partita con il Cittadella in uno stadio che seppe entusiasmarsi perfino per i gol di Ignoffo, Savino e Toledo. Rinasceva una squadra, quella che è oggi la pepita d’oro.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
G.D.S.
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