Domenica sera, nella prima al San Paolo contro il Bayer, non era in tribuna. L’ha vista in televisione, ma ha visto tutto e molto bene. Aurelio De Laurentiis mette alle spalle una giornata non facile, quella del no di Federico Balzaretti a cui sembra abbia provato a far cambiare idea con una telefonata personale e con un nuovo intervento di Walter Mazzarri (forse anche con la prospettiva di ragionare sull’eventualità di non giocare le coppe, visto il veto posto dall’esterno del Palermo). Ma il futuro che vede avanti, per il suo Napoli, ha le tinte della speranza, del sorriso. «Se il ragazzo preferisce la lupa e i ciucciatori all’azzurro del cielo e del mare, che dobbiamo fare?» : il ragionamento finisce con una battuta e un mezzo sorriso. E’ solo un passaggio dentro un quarto d’ora in cui il presidente del Napoli fotografa la sua squadra inserita in un universo calcio che, per certi aspetti, condivide poco. Perché il suo calcio nuovo non si sposa con quello «vecchio», alimentato da club italiani storici e potentati arabi in avanscoperta, attorno ai quali De Laurentiis con la sua satira tagliente ironizza anche un po’.
CALCIO VECCHIO – Nella partita di domenica sera ha colto segnali che gli piacciono parecchio: «Le chiamano amichevoli, poi vedi che nessuno vuol perdere e diventano partite spigolose. Noi imballati nel primo tempo, poi siamo venuti fuori con una reazione anche atletica. Siamo stati bravi. La squadra che ho visto per me gira, diverte. E’ una squadra molto potenziata rispetto alla passata stagione e io dico che bisogna saper preservare gli equilibri. Abbiamo un tecnico capace, che sta anche rimodellando la filosofia di gioco su un modulo nuovo. Ora Bigon lavora per portare a casa 4-5 giovani che poi dovremo sistemare per farli giocare. Mica dobbiamo partecipare al mercato della sposa, compri questo, compri quello. Noi non compriamo patate, né top player a fine carriera. Alla fine tutto in questo mondo viene sempre banalizzato alla stregua dei soldi. Una volgarità». Nemmeno il tempo di riprendere fiato che il presidente affonda il colpo. «Sento dire che Inter e Milan ora sono povere. Con 200 milioni di fatturato? Semmai devono imparare a spendere meglio, a non regalare ingaggi da 18 milioni lordi. Guardate il Psg e questo Al Thani… Ma chi lo conosce Al Thani, chi lo sa che è il proprietario del Qatar? Entra nel calcio, ha bisogno di visibilità e allora deve comprare e incrementare a dismisura. Io dico, che si divertano fino al 2014, il Psg e il City: poi magari il City vince la Premier e arriva dietro noi in Champions. E allora? Questo è un modo vecchio di fare calcio, sono le frittate riscaldate e raffreddate di cui sono stufo».
INSIGNE, LA SCINTILLA – Dal calcio vecchio al calcio giovane e ai giovani. Lorenzo Insigne gli piace molto. «In un paio di circostanze ha creato situazioni da mettere paura. E se io avessi dato retta a quelli che ti dicono che i giovani devono andare a giocare altrove? Non è il caso di Mazzarri, sia chiaro: il suo grande merito è che magari talvolta storce il naso, vuole la verifica del campo e quando ce l’ha si mette a lavorare e trova soluzioni». Insigne è… un affare di famiglia. «Già, in quella famiglia sono venuti fuori tutti e quattro i figli calciatori: due stanno da noi (Roberto in Primavera, n.d.i.). Per carità, gli insegnamenti dei genitori saranno stati fondamentali, ma i geni del calcio, quelli sono un dono di natura. Evidentemente questi scalciavano parecchio nella pancia della mamma…». De Laurentiis sorride e fa una digressione sulla famiglia Insigne: «Brave persone, ci siamo visti più volte nel ritiro di Dimaro, devo dire che papà Carmine e mamma Patrizia sono anche una bella coppia». Poi l’annuncio ufficiale di una trattativa scritta. «Lorenzo lo abbiamo sistemato riportandogli il contratto a cinque anni, fino al 2017 (un anno se lo era giocato a Pescara con Zeman, n.d.i.) ed adeguandolo. Avrei potuto non farlo, parlo dell’aspetto economico. Ma io credo che i sogni di certi ragazzi e di certe famiglie, i loro sacrifici, vadano ricompensati». Quando gli parlano del paragone che ha fatto Pandev dicendo che nel dribbling Insigne ha qualcosa di Messi il presidente non si addentra ma… «Beh. l’avversario del Bayer, in quelle due situazioni in cui si è portato la palla via sul filo del fallo laterale lo ha tramortito rincretinendolo. Tant’è che poi quelli, squadra titolata, non ci sono stati ed è scattato il fallo».
BALZARETTI E GLI ESTERNI – Federico Balzaretti ha scelto la Roma. «Lo avrei preso perché avrebbe fatto comodo a Mazzarri, soprattutto perché è deciso che quest’anno la squadra sarà divisa in gruppi, tra campionato, Europa e Coppa Italia. Balzaretti è uno che può giocare a destra e a sinistra. Ma poi ci ripenso pure e dico che mettere nel gruppo un ragazzo di 30 anni, quasi 31, ti obbliga a farlo giocare, se non è un acquisto a perdere. E allora c’era anche il rischio che ci avrebbe spezzato qualche equilibrio». Da lì il presidente comincia a sciorinare esterni e situazioni alternative su cui Mazzarri potrà lavorare: «Pensate pure che noi abbiamo un giocatore come Campagnaro che nella vita ha fatto tutto e che potrebbe anche essere avanzato, creando alternative a Maggio e Zuniga, che può giocare a sinistra con Dossena. E poi avete visto come taglia dentro Behrami? Una meraviglia, mi ha impressionato. Insomma le soluzioni ci sono e dobbiamo stare attenti a non farci venire il mal di testa da soli. Io dico che gli scontenti in un gruppo non fanno mai bene e qui a Napoli siamo sempre stati attenti a non crearne, riuscendoci. Non parlo del primo periodo, quello in cui c’era da ritornare presto in serie A e allora compravamo tanto, anche giocatori che poi arrivati all’obiettivo si sono rivelati un peso». Insomma, la fisionomia del Napoli, secondo il presidente, è bella e fatta. E’ possibile che da qui al 31 agosto, di fronte ad una occasione ci si possa rimettere a tavolino e valutare. Ma allo stato dei fatti il Napoli che è rinato gli piace, lo stuzzica, lo diverte. Anche senza Balzaretti.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.