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De Laurentiis: “Mazzarri? La decisione finale spetta a lui”

Il presidente azzurro dà l'ultimatum al suo mister ed entro lunedì dovrà decidere il suo futuro

E all’improvviso calò il silenzio, stavolta surreale: Napoli si scorgeva al di là d’una vetrata enorme, nel suo splendore naturale esaltato dal panorama di via Aniello Falcone; e con gli occhi inumiditi, commosso dalle amabili provocazioni piovutegli addosso, a Walter Mazzarri non restò che rifugiarsi in se stesso, le spalle (inevitabilmente) alla platea dei suoi uomini, neanche un moscerino a fendere l’aria, né un alito a impregnarla di respiri, mentre lui si perde con lo sguardo in quell’universo incantevole. «Mi hai chiesto quattro giorni e te li concedo. Ma due cose vorrei dire. La prima: grazie a te e ai tuoi collaboratori per ciò che avete realizzato in queste stagioni, ricche di soddisfazioni a qualsiasi livello; la seconda: chi lascia Napoli sa quello che perde e non immagina ciò che trova». 

ULTIMA CHIAMATA – Il futuro è un cielo terso, un orizzonte maestosamente bello, una cartolina da restarci dentro: e però il De Laurentiis da «ultima cena» sceglie un copione a lui familiare e la «mozione d’affetto» è un colpo di teatro – pardon, cinematografico – che smuove la coscienza di quell’uomo (solo) alla ricerca d’un perché da ritrovare in quell’immagine inconsueta con la quale occultare le proprie «nudità», le travolgenti emozioni scatenate da una serata dai toni forti, con i fotogrammi d’un quadriennio che si accavallano e danzano in quello scenario da mille e una notte, incontaminato persino dai sospiri. 
CIAK, SI PARLA  In alto i calici, per ciò ch’è stato, per quel che sarà, per la Champions che pare di viverla, mentre l’eco della «musichetta» sale su per la collina del Vomero, per quella fiera dei sogni ch’è il mercato nel quale, prima o poi, sarà inevitabile tuffarsi e scandagliarlo sin negli angoli più sperduti nei quali De Laurentiis già affonda: «Cavani ha una clausola rescissoria e se viene qualcuno – che sta bene al calciatore – e ce la riconosce, non potremmo dire di no, perché i contratti sono contratti e noi siamo persone perbene e li rispettiamo. Poi se ci offrono contropartite tecniche, si verificherà: se sarà un giocatore gagliardo, ne teniamo conto; altrimenti… Io ho fatto un discorso, che vale per tecnici e calciatori: ci sono atleti che giocano qui perché amano Napoli e ce l’hanno nel Dna e per questi motivi restano fino alla fine. E poi ce ne sono altri ai quali interessa meno quest’aspetto. Prendiamo ad esempio il Bayern Monaco: alcuni restano per tre-quattro anni e poi via». 

MISTER E MADAME – Ma le tenebre possono aiutare a svelare altro ancora, a divagare in quel macrocosmo ch’è il calcio e che Aurelio De Laurentiis attraversa a modo suo, parlando liberamente alla folla che l’ha atteso sulla soglia del ristorante, ripercorrendo quel decennio (circa) avviato nella polvere della Fallimentare e ora vissuto (stabilmente) fianco a fianco delle stelle, Juventus compresa: «Per quanto riguarda Mazzarri, deve essere lui a decidere. E comunque buoni con lo scudetto, ricordiamoci cos’eravamo appena nel 2004. Io sono fiero di questo secondo posto, così come lo ero del terzo: avevo detto che avremmo fatto grandi cose e siamo riusciti a tener fede alle nostre promesse. Ora procediamo con la semina per il prossimo quinquennio: quando sono arrivato il Napoli era al 523° posto nella classifica mondiale per club, adesso siamo al 13°. Abbiamo i migliori tifosi, il razzismo esiste altrove, perché c’è il complesso di inferiorità, non qui da noi. E quando la Juventus vince, per me perde, perché butta i soldi dalla finestra, fregandosene del fair-play finanziario. Ma chi non rispetterà questa regola tra due anni non potrà partecipare alle coppe: e allora o lo levano, e allora ci divertiamo, o resta, e ci divertiamo lo stesso. Voi non dovete preoccuparvi di Cavani e Mazzarri, ma vi dovete preoccupare che il sottoscritto non si rompa e se ne vada… Perché io amo Napoli. E voglio vincere pure io». 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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