E all’improvviso calò il silenzio, stavolta surreale: Napoli si scorgeva al di là d’una vetrata enorme, nel suo splendore naturale esaltato dal panorama di via Aniello Falcone; e con gli occhi inumiditi, commosso dalle amabili provocazioni piovutegli addosso, a Walter Mazzarri non restò che rifugiarsi in se stesso, le spalle (inevitabilmente) alla platea dei suoi uomini, neanche un moscerino a fendere l’aria, né un alito a impregnarla di respiri, mentre lui si perde con lo sguardo in quell’universo incantevole. «Mi hai chiesto quattro giorni e te li concedo. Ma due cose vorrei dire. La prima: grazie a te e ai tuoi collaboratori per ciò che avete realizzato in queste stagioni, ricche di soddisfazioni a qualsiasi livello; la seconda: chi lascia Napoli sa quello che perde e non immagina ciò che trova».
MISTER E MADAME – Ma le tenebre possono aiutare a svelare altro ancora, a divagare in quel macrocosmo ch’è il calcio e che Aurelio De Laurentiis attraversa a modo suo, parlando liberamente alla folla che l’ha atteso sulla soglia del ristorante, ripercorrendo quel decennio (circa) avviato nella polvere della Fallimentare e ora vissuto (stabilmente) fianco a fianco delle stelle, Juventus compresa: «Per quanto riguarda Mazzarri, deve essere lui a decidere. E comunque buoni con lo scudetto, ricordiamoci cos’eravamo appena nel 2004. Io sono fiero di questo secondo posto, così come lo ero del terzo: avevo detto che avremmo fatto grandi cose e siamo riusciti a tener fede alle nostre promesse. Ora procediamo con la semina per il prossimo quinquennio: quando sono arrivato il Napoli era al 523° posto nella classifica mondiale per club, adesso siamo al 13°. Abbiamo i migliori tifosi, il razzismo esiste altrove, perché c’è il complesso di inferiorità, non qui da noi. E quando la Juventus vince, per me perde, perché butta i soldi dalla finestra, fregandosene del fair-play finanziario. Ma chi non rispetterà questa regola tra due anni non potrà partecipare alle coppe: e allora o lo levano, e allora ci divertiamo, o resta, e ci divertiamo lo stesso. Voi non dovete preoccuparvi di Cavani e Mazzarri, ma vi dovete preoccupare che il sottoscritto non si rompa e se ne vada… Perché io amo Napoli. E voglio vincere pure io».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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